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23/09/2025
Ricerca e innovazione

Il futuro delle batterie, la parola alle giovani ricercatrici e ricercatori

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I giovani ricercatori e ricercatrici coinvolti nel progetto europeo Battery 2030+

Immagazzinare l’energia in modo sempre più efficace, intelligente e soprattutto sostenibile. Studiare e realizzare batterie con prestazioni migliori di quelle di oggi e via via sempre più elevate, ma disegnate per essere completamente riciclate e sostenibili per i materiali usati e le modalità di produzione. L’obiettivo è importante per i decisori pubblici ma anche per le imprese, e per raggiungerlo occorre coordinamento tra i centri di ricerca e accordo sulle nuove specializzazioni da mettere in campo. Da queste esigenze è nato il progetto europeo Battery 2030+ che coinvolge i maggiori centri di ricerca ed università in Europa e che ha, tra i suoi obiettivi, anche il coinvolgimento dei giovani scienziati e scienziate nel settore.

Battery 2030+ è un’azione coordinativa che promuove la ricerca e lo sviluppo di batterie sostenibili di nuova generazione, con l'obiettivo di migliorare le prestazioni, la sostenibilità e la sicurezza del settore. Nel progetto l’Ateneo ricopre un ruolo centrale, con il lavoro di coordinamento delle attività di formazione svolto da Silvia Bodoardo, docente presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia-DISAT. 

“All’interno di Battery 2030+ abbiamo organizzato la seconda edizione dello Young Scientist Event (YSE), coinvolgendo un gruppo di giovani ricercatori e ricercatrici europei all’inizio della loro carriera – spiega la professoressa Bodoardo Uno degli aspetti principali del tema batterie è infatti quello inerente la formazione di una generazione di tecnici adeguatamente preparati alle sfide del futuro in campo energetico. Attraverso tavoli di lavoro multidisciplinari dedicati ad approfondire gli aspetti rilevanti delle sfide, cerchiamo così di cogliere quali siano le proposte dei giovani e delle giovani per il futuro nell’ambito batterie”

Lo YSE si è svolto in contemporanea in sei città europee, connesse online. Oltre al Politecnico, sono state coinvolte nel progetto l'Università di Uppsala (Svezia), la Vrije Universiteit di Bruxelles (Belgio), la Warsaw University of Technology (Polonia), l'Université de Picardie Jules Verne ad Amiens (Francia) e il Fraunhofer ISC a Wurzburg (Germania), con circa 160 giovani scienziati e scienziate distribuiti nelle varie sedi – di questi, 45 si trovavano a Torino.

I partecipanti allo YSE hanno prodotto un Manifesto sul tema delle batterie, per il quale sono state gettate le fondamenta proprio a Torino, nell’evento del giugno scorso. Oggi il Manifesto, dal titolo "Batteries of the future: a perspective from young scientists in Europe", è pubblicato ed è a disposizione di decisori pubblici e imprese. 

Il documento si basa su tre grandi aree definite dalla comunità dei e delle giovani Battery 2050+, nata durante la conferenza annuale di Battery 2030+. Prima di tutto le “novità nel campo delle batterie” e quindi le batterie di prossima generazione, ad esempio stato solido, quelle con anodo in silicio, le batterie agli ioni di litio avanzate e le funzionalità intelligenti. In secondo luogo, il Manifesto prende in considerazione i “sistemi sostenibili” in relazione alle batterie come il loro riciclo e seconda vita. Infine, il documento redatto da giovani ricercatrici e ricercatori affronta il tema della “industria e delle regolamentazioni europee”, e cioè le regole per la commercializzazione dei nuovi prodotti e l’applicazione dei processi di produzione sostenibili. La presentazione ufficiale del Manifesto si è svolta il 18 settembre a Roma durante la  conferenza Nanoinnovation.

“Da questo documento, la cui realizzazione è avvenuta attraverso il lavoro comune di giovani che lavorano in università, centri di ricerca e imprese, è possibile comprendere come le giovani menti non solo abbiano compreso il tema, ma abbiano anche sviluppato una visione d’impresa sul futuro dell’energia e delle batterie – commenta Silvia BodoardoSi tratta di ricercatrici e ricercatori che hanno già imparato a lavorare insieme e in modo interdisciplinare, che si conoscono e padroneggiano l’argomento. É per questo che il Manifesto rappresenta uno strumento di eccezionale importanza”