
Una tecnologia per riciclare il polistirene utilizzato nelle confezioni alimentari

“Il polistirene estruso (XPS) è normalmente usato per l’imballaggio degli alimenti e il suo riciclo è un processo attualmente non perseguito. A differenza della plastica comunemente detta, che segue processi di riciclo consolidati a livello globale, questa tipologia di polistirene segue infatti un ciclo di vita che porta allo smaltimento in discarica di circa il 95% del materiale – spiega Fabio Deorsola, docente presso il Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia-DISAT e coordinatore della ricerca insieme alla professoressa Lidia Castoldi del Politecnico di Milano) – Con ORACLE è stata messa a punto una tecnologia efficace per eliminare i residui di alimenti post-consumo e mettere in condizione il materiale di essere riutilizzato”.
Tutto nasce dall’impegno degli e delle studenti che hanno seguito l’Alta Scuola Politecnica, il percorso interdisciplinare di eccellenza congiunto del Politecnico di Torino e del Politecnico di Milano Un lavoro di studio e ricerca, il loro, che è durato complessivamente circa 14 mesi.
Il procedimento è chiaro: le confezioni in XPS usate vengono inizialmente fuse in un primo estrusore – macchinario adottato per la lavorazione della plastica – e nella massa fusa viene quindi iniettata anidride carbonica allo stato supercritico – condizione in cui l’anidride carbonica mantiene alcune proprietà del gas e altre del liquido ed è più facilmente utilizzabile. In questo modo, i contaminanti presenti nel materiale fuso passano nella corrente di CO2, che viene successivamente separata. Dopo l'eliminazione di tali impurità, si procede con una seconda estrusione che permette di ottenere i granuli di XPS riciclato riutilizzabili.
La ricerca che ha portato allo sviluppo di ORACLE è stata proposta e finanziata dalla Green Chemicals – azienda impegnata nella lavorazione della plastica – che ha creato anche una rete di relazioni con altre imprese. Proprio attraverso questa rete, è stata coinvolta l’azienda Gamma Meccanica che ha sviluppato la parte tecnologica del progetto in cui si è scelto di utilizzare la CO2 supercritica.
“Ad oggi sono state condotte alcune campagne sperimentali che hanno mostrato risultati promettenti e la capacità di ORACLE di produrre materia prima secondaria – aggiunge il professor Deorsola – materia che soddisfa il grado di purezza del polimero secondo standard qualitativi adatti ad essere riutilizzati nel settore edile”. Il passo successivo dovrà portare all’introduzione di un materiale riutilizzabile anche in campo alimentare.
Il lavoro non si è tuttavia esaurito qui. Le difficoltà di riciclo degli XPS, infatti, sono dovute anche all’assenza di una normativa adeguata a livello europeo. Il gruppo dell’Alta Scuola Politecnica ha pertanto lavorato anche nella direzione di approfondire le regole comunitarie e di provare a tracciare una filiera per arrivare a certificare un protocollo per il riciclo del polistirene in ambito alimentare. Un protocollo che possa rivelarsi di supporto all’operato del legislatore.
“Siamo in un momento in cui si delinea la possibilità di avere un polimero riutilizzabile in campo alimentare – conclude Deorsola – Ed è in corso la presentazione di un brevetto con i due Politecnici e le due aziende”.
Una volta depositato il brevetto, le imprese potranno quindi fruire di ORACLE sia per ottenere granuli di XPS riutilizzabili, sia per sfruttare la tecnologia messa a punto con la CO2 supercritica. Un deciso passo avanti nell’adozione di pratiche di maggiore sostenibilità per il riciclo di plastiche del settore alimentare.