
Le praterie marine: un'efficace difesa naturale per le coste

Le praterie di piante marine rappresentano una delle soluzioni basate sulla natura – Nature-Based Solutions – più promettenti per la gestione e protezione delle aree costiere. Oltre a favorire la biodiversità e ad assorbire CO₂ dall’acqua, queste piante svolgono infatti un ruolo cruciale nel mitigare l’erosione delle coste: attenuano infatti l’energia del moto ondoso che raggiunge i litorali, contribuendo alla loro stabilizzazione. Nella quasi totalità dei casi, le praterie marine non sono esposte solo alle onde, ma anche alle correnti marine, il cui effetto sulle loro capacità dissipative del moto ondoso è però ancora poco compreso.
L’argomento è al centro dello studio “Turbulence enhances wave attenuation of seagrass in combined wave–current flows” condotto da un team di ricerca del Politecnico e pubblicato nel febbraio scorso sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli autori della ricerca – Davide Vettori, già assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI e attualmente Assistant Professor all’Università di Glasgow, Francesco Giordana, dottorando di ricerca presso il DIATI, e Costantino Manes, docente presso il DIATI – hanno analizzato come le praterie marine dissipano l’energia del moto ondoso quando esposte alla presenza combinata di onde e correnti: per valutare il comportamento dissipativo delle praterie, i ricercatori hanno realizzato oltre 300 esperimenti presso il Laboratorio di Idraulica e Meccanica dei Fluidi “Giorgio Bidone”, utilizzando modelli fisici di praterie sommerse sottoposte a diverse condizioni idrodinamiche.
I risultati della ricerca hanno quindi fornito nuove evidenze scientifiche sull’importanza di questi ecosistemi, tanto da meritare una menzione nella rubrica Other Journals di Science. Hanno mostrato, nello specifico, come i modelli predittivi attuali – che attribuiscono la dissipazione del moto ondoso esclusivamente alla resistenza idrodinamica esercitata dalla vegetazione – non sempre forniscono stime accurate. In alcune condizioni, infatti, questi modelli sottostimano significativamente la reale capacità dissipativa delle praterie marine. Grazie a una serie di misurazioni della velocità del flusso in prossimità della vegetazione, i ricercatori hanno quindi individuato un secondo meccanismo fisico responsabile della riduzione dell’energia del moto ondoso. In particolare, l’interazione tra correnti intense e la vegetazione genera turbolenza che amplifica il processo di dissipazione dell’energia ondosa, rendendo le praterie ancora più efficaci di quanto finora ipotizzato. Sulla base di queste nuove evidenze, il team di ricerca ha sviluppato un modello teorico innovativo, in grado di descrivere con maggiore precisione le proprietà dissipative delle praterie marine.
Questo studio rappresenta un notevole passo avanti nella comprensione dei processi di dissipazione dell’energia ondosa delle praterie marine e apre nuove prospettive per la modellazione costiera. Il modello proposto potrebbe infatti avere applicazioni concrete nella progettazione di strategie di protezione e nella gestione sostenibile delle zone costiere. Inoltre, i risultati della ricerca assumono particolare rilevanza nel contesto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, in particolare per la protezione della vita sott’acqua (Goal 14) e per la resilienza delle città e delle comunità costiere (Goal 11).
"Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto, che ha portato a risultati scientifici significativi, utili per informare enti e organismi competenti sulle potenzialità delle praterie marine nella protezione costiera – commentano gli autori dello studio – Speriamo quindi che ciò contribuisca ad aiutare l’avvio di progetti di mantenimento e ripristino di questo prezioso ecosistema. Inoltre, vogliamo sottolineare il ruolo fondamentale della ricerca sperimentale in laboratorio, che continua ad offrire contributi decisivi nello studio dei processi naturali”.