
Università e territori a confronto: il Politecnico in Carnia per immaginare nuovi scenari di rigenerazione

Dal 12 al 14 aprile scorso una cinquantina di studenti dell’Atelier “Costruzione – C” – insegnamento offerto dal Corso di Laurea in Architettura del Dipartimento di Architettura e Design-DAD, e coordinato dai docenti Roberto Dini, Luciana Restuccia e Silvia Tedesco – hanno preso parte a Paluzza, in Carnia, ad un importante momento di scambio tra studenti e cittadinanza, alla presenza del sindaco Luca Scrignaro.
L’Atelier – che negli anni precedenti ha indagato contesti come Salemi e Genzano di Lucania – si concentra sullo studio delle dinamiche delle aree marginali e dei centri minori, affrontando la complessità dei luoghi attraverso un approccio transcalare che, lavorando su vari livelli e scale, permette di innescare riflessioni e proposte progettuali che tengano conto della realtà specifica dei contesti analizzati. In tal senso è stato fondamentale anche il coinvolgimento di alcuni professionisti locali come l’architetto Federico Mentil, autore di diverse opere in Carnia, e i giovani Matteo De Bellis e Alessandro Comina, che hanno portato le loro esperienze e competenze.
Obiettivo del percorso didattico è formare studenti capaci di affrontare con consapevolezza le sfide che riguardano oggi le aree marginali: spopolamento, abbandono, crisi dei modelli insediativi e produttivi. Il riuso del patrimonio esistente diventa così occasione per riattivare e risignificare i luoghi, rendendoli attrattivi e produttivi dal punto di vista sociale, economico e culturale.

Durante il sopralluogo, gli e le studenti hanno avuto modo di conoscere il territorio e le aree individuate per l’esercizio di progettazione, dialogare con i suoi abitanti, istituzioni, professionisti e portatori di interesse. Insieme hanno iniziato a immaginare possibili scenari di rigenerazione sociale, culturale ed economica, delineando progetti che abbracciano il recupero degli spazi urbani, la valorizzazione del patrimonio storico, il rilancio delle attività produttive e la riscoperta dell’ambiente e della ruralità.
L'interazione con gli attori del territorio, l'osservazione e l'ascolto dei luoghi costituiscono il presupposto per lo sviluppo di progetti di riqualificazione architettonica di alcune aree in abbandono, anche attraverso l'innesto di nuovi volumi nel tessuto esistente. I progetti, in corso di definizione, presteranno particolare attenzione agli aspetti ambientali, tecnologici e costruttivi in coerenza con i concetti di mitigazione del rischio sismico, sempre in relazione ai temi del riuso del patrimonio costruito e della sostenibilità ambientale.
Il lavoro avviato a Paluzza si inserisce in una più ampia riflessione sulla necessità di ripensare i centri minori attraverso una visione contemporanea e integrata. Una sfida che chiama in causa non solo architetti e progettisti, ma l’intera comunità, per costruire nuove forme di abitare e nuovi modelli di sviluppo sostenibile per i territori marginali.