Foto di una delle creazioni del team, un computer all'interno di una scatola di legno
14/12/2023
Studenti@PoliTO

Nuova vita per i rifiuti elettronici con il Team WEEE Open

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Collage di foto delle attività del team con il loro logo al centro

Loro le chiamano “macchine a cui dare una nuova vita”; gli altri le chiamano “rifiuti”.  Non si tratta solo di una differenza di prospettiva. Le ragazze e i ragazzi del team studentesco WEEE Open del Politecnico – coordinato alla professoressa Debora Fino e dal professor Francesco Laviano del Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia - DISAT - guardano ai computer vecchi come a vere miniere di materie prime dalle quali ricavare altri computer “nuovi”.

“Tutto è nato – dice la professoressa Fino -, diversi anni fa da un’idea ambiziosa: recuperare quanti più materiali possibili dai computer periodicamente dismessi all’interno del Politecnico. Macchine che avevano superato ampiamente il periodo di ammortamento di circa tre anni e che, spesso, avevano dieci anni di servizio”.

Nato come una sorta di esperimento di economia circolare, il team conta adesso circa 40 studenti provenienti da tutti i corsi di studio del Politecnico. E produce computer ottenuti assemblando pezzi di macchine dismesse, non per venderli ma per regalarli a chi ne ha bisogno: associazioni, case di quartiere, scuole. Fino ad oggi, tra le varie organizzazioni, ne hanno beneficiato la Croce Rossa di Mondovì e di Rivoli e la Protezione Civile di Cuneo. Una buona azione di bravi studenti, si potrebbe dire. E invece no, perché il team ha messo a punto non solo un sofisticato metodo di recupero di materiali elettronici e preziosi, ma è dotato anche di un reparto per la produzione di software libero per il funzionamento dei pc, di un altro per la riparazione dei computer e di un’attività di formazione ed educazione informatica per le scuole.

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Foto di gruppo con alcuni membri del team mentre consegnano dei computer rigenerati

“Scherzando – dice Lucio Druetto, attuale responsabile del team -, noi diciamo che diamo vita a macchine Frankenstein perché derivano da pezzi diversi di altre macchine, ma lo facciamo a fin di bene e per dimostrare le potenzialità dell’economia circolare. Le fasi del nostro lavoro sono sostanzialmente queste: acquisiamo dai vari dipartimenti del Politecnico i computer da dismettere, li smontiamo, recuperiamo tutti i pezzi possibili e li rimontiamo costruendo altre macchine su cui poi installiamo un software libero creato da noi, le proviamo e le forniamo gratuitamente a chi ne ha bisogno”. Lorenzo Filomena, responsabile della parte riparazioni e anche dei social media, aggiunge: “Accanto a tutto questo è iniziata un’attività di divulgazione sui rifiuti elettronici (RAEE), su cosa sono e su come si devono trattare”.

Ma di cosa ha bisogno il team WEEE Open? “Di molte cose – dice Debora Fino -, prima di tutto di attivare nuovi canali di donazione. In sette anni abbiano donato 264 macchine; adesso ne abbiamo 50 pronte. Poi abbiamo bisogno di spazi per smontare i vecchi computer e assemblare quelli nuovi. Siamo anche interessati a fare formazione nelle scuole. Per tutte le fasi del nostro lavoro, siamo pronti ad accogliere imprese che vogliano collaborare con noi, non solo quelle informatiche ma anche quelle attive nel settore dello smaltimento dei RAEE”. Anche aziende sponsor? “Certamente sì”, rispondono da WEEE Open aggiungendo: “Sarebbe possibile per esempio sostenere le ricerche per il recupero dei materiali preziosi all’interno dei pc e che possono essere ricondotti in purezza e dare vita così anche a nuove forme di imprenditorialità”.