Foto di una fase di un intervento chirurgico
27/03/2024
Ricerca e innovazione

L’ingegneria biomedicale per riparare tendini e legamenti

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Foto dei ricercatori
Da sinistra Mariana Rodriguez Reinoso, Cecilia Surace e Vito Burgio

Un metodo per riparare i tendini lesionati in modo più efficace e rapido, e con meno problemi per il paziente. Una tecnologia che potrebbe contribuire fortemente al progresso della medicina e della chirurgia. È il traguardo che il Politecnico di Torino sta raggiungendo con una ricerca che ha prodotto due brevetti e che adesso attende di compiere ulteriori passi, anche con l’aiuto delle imprese.

Cecilia Surace – professoressa presso il Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica-DISEG – spiega: “Abbiamo iniziato la ricerca nel 2018 con un gruppo di ricercatori che nel tempo è in parte cambiato mantenendo però l’obiettivo finale: arrivare ad una tecnologia che riuscisse a contribuire alla risoluzione di uno dei problemi più complessi nella chirurgia come la riparazione dei tendini e dei legamenti. Negli anni abbiamo ricevuto per questo importanti riconoscimenti e sostegni, tra cui alcuni finanziamenti Proof of Concept, due dalla Compagnia di San Paolo e uno dal Ministero dello Sviluppo Economico. Tra i premi ottenuti figurano il Premio Speciale UniCredit Start Lab all'interno del Premio Gaetano Marzotto, il Premio Jacobacci and Partners della Startcup Piemonte Valle d'Aosta e il Premio Ancalau del Comune di Bosia. Ultimo in ordine di tempo è stato un contributo del fondo Eureka di 250mila euro che ci ha permesso di arrivare quasi alla conclusione della prima fase del lavoro”.

A entrare nel dettaglio della tecnologia messa a punto sono i dottorandi Mariana Rodriguez Reinoso e Vito Burgio: “Il progetto – spiegano - punta a sviluppare un dispositivo per la riparazione dei tendini e dei legamenti che sia poco invasivo e completamente riassorbibile. Si tratta di un insieme di due componenti che si uniscono con facilità e che vengono posti sulle due parti del tendine oppure del legamento che deve essere riparato. La collocazione delle due componenti, che poi vengono unite tra di loro, avviene per mezzo di un applicatore che è stato sempre progettato e brevettato dal nostro gruppo di ricerca. Ad oggi abbiamo lavorato sul tendine di Achille e sui tendini della mano flessori ed estensori”. Il materiale usato per il dispositivo è un biopolimero già comunemente adoperato in ortopedia.  La novità di quanto fatto dal Politecnico sta nel dispositivo (brevettato con il nome di T-REMEDIE) e nel meccanismo di applicazione dello stesso sul tendine lesionato (brevettato come T-RESAP). “Dispositivo e metodo di applicazione sono un valido sostituito delle tradizionali tecniche di sutura, ne eliminano tutti i problemi successivi, permettono una riabilitazione migliore e più facile”.

Il gruppo di ricerca del DISEG dopo la brevettazione di dispositivo e meccanismo di applicazione, deve adesso passare alla fase successiva. “Abbiamo svolto tutti gli aspetti riguardanti la biomeccanica. – spiegano - Adesso occorre passare alla biologica e medica con tutti i test previsti per arrivare alla certificazione e successiva commercializzazione”.

“Abbiamo già percorso un cammino difficile, ma dobbiamo ancora fare molto”, dice Cecilia Surace che aggiunge: “Per effettuare ulteriori prove è iniziata una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino e in particolare con il gruppo di ricerca del professor Andrea Bertuglia, insieme a una collaborazione con l’ASL TO4. Ma c’è bisogno di imprese che vogliano percorrere con noi la strada che ci rimane”.

In particolare, per la produzione del dispositivo serve l’aiuto di aziende biomedicali o comunque del settore dello stampaggio a iniezione. Importante sarebbe anche avere imprese che possano contribuire alla manifattura dell’applicatore monouso, da realizzare con polimeri ingegneristici plastici con precise proprietà meccaniche.

Tenendo conto che il dispositivo dovrà sottoporsi in una fase successiva a certificazione per l’ottenimento della marcatura CE, per il gruppo di ricerca del DISEG è determinante essere supportati da società specializzate nella consulenza di affari regolatori.

“Il traguardo che abbiamo davanti è certamente complesso da raggiungere – dice ancora Cecilia Surace – ma ha notevoli valenze: dal punto di vista sanitario e umano, oltre che da quello imprenditoriale e di ricerca”.