Dalla laurea all’impresa
La storia del rapporto tra Green Independence – start up nata nel 2020 – e il Politecnico è di quelle che fa capire molto sulle potenzialità che possono svilupparsi dalla collaborazione tra ricerca e impresa basata su una relazione alla pari in cui la prima è sinergica all’attività della seconda e viceversa.
A spiegare tutto sono Massimo Santarelli – professore ordinario presso il Dipartimento Energia “Galileo Ferraris”-DENERG – e Alessandro Monticelli – fondatore e CEO di Green Independence – che specifica subito: “Tutto è nato dalla mia tesi di laurea: la ‘foglia artificiale’, un sistema fotoattivo di produzione di idrogeno verde”. Monticelli si è laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico prima con una tesi triennale scritta con la supervisione del professor Santarelli a seguito di un semestre presso la University of Alabama, poi con una tesi magistrale sperimentale sempre sulla “foglia artificiale” nell’ambito di un percorso di doppia laurea Politecnico e University of Illinois di Chicago sotto la guida dei professori Marco Masoero e Guido Saracco, prima che questi divenisse Rettore dell’Ateneo.
“Dopo l’anno a Chicago, con il sogno “americano” ancora in testa – sottolinea Monticelli – ho provato a sviluppare una start up con l’idea di sfruttare l’energia solare per produrre localmente idrogeno verde a partire da acque di scarto o acque marine”. Un primo tentativo che non va però nella direzione sperata. Monticelli, spiegando come “dieci anni fa, ventiquattrenne, ero troppo giovane e inesperto per risultare credibile per il Venture capital Italiano, e l’idrogeno era visto ancora con scetticismo", inizia quindi la sua attività lavorativa in General Electrics: un periodo importante che gli consente di aggiungere alla sua preparazione scientifica anche forti competenze industriali ed un’esperienza di lavoro in una grande azienda.
Intanto conosce Marta Pisani, co-fondatrice di Green Independence, con la quale sviluppa l’idea che porterà, nel 2020, alla nascita della start up che viene subito finanziata da SNAM tramite un PoC. Dopo la validazione dell’idea inizia quindi un’intensa raccolta fondi che porta ad ottenere da Cassa Depositi e Prestiti, e da una serie di fondi di Venture Capital privati, circa 1,4 milioni di euro che si vanno a sommare ad altri 1,1 milioni raccolti grazie ad una serie di bandi di finanza agevolata per un totale di circa 2,5 milioni disponibili per finanziare lo sviluppo della tecnologia “New Artificial Leaf”, oggetto della start up.
Il resto è storia recentissima. Per sviluppare adeguatamente l’idea di Monticelli e Pisani ci vuole un partner di ricerca che non può che essere lo stesso Politecnico. Nel luglio 2023 viene quindi firmato un Accordo di partnership con l’Ateneo che prevede tre temi di attività: lo sviluppo di sistemi per la desalinizzazione di acque marine o il trattamento delle acque di scarto integrati ad un sistema fotovoltaico guidato dal team del professor Matteo Morciano del DENERG, l’ottimizzazione del sistema catalitico a zero contenuto di metalli nobili guidato dal team del professor Alessandro Monteverde del Dipartimento Scienza Applicata e Tecnologia-DISAT, e il design di una cella elettrochimica a basso costo integrabile al sistema fotovoltaico e di trattamento acque guidato dal team del professor Santarelli del DENERG.
Ad oggi, Green Independence ha già concluso contratti di ricerca per circa 750mila euro. La società sta sviluppando un pannello fotovoltaico di nuova generazione che purifica anche acque di scarto sfruttando un sistema integrato alla cella fotovoltaica. Un primo progetto pilota sarà realizzato nel 2025. Mentre per la produzione di idrogeno l’orizzonte temporale arriva tra il 2026 e il 2027: si sta sviluppando un pannello fotovoltaico di nuova generazione che può generare in loco idrogeno verde a partire da acque marine o di scarto.
Ma non è solo questo ciò che conta.
Massimo Santarelli – che ha seguito tutto il percorso della società dai suoi inizi – spiega: “L’esperienza con Green Independence rappresenta una storia esemplificativa di quanto può nascere dallo studio al Politecnico prima e poi dalla creazione di una società che unisce un’idea forte dal punto di vista tecnico/scientifico con una grande capacità di attrazione di fondi”. Santarelli aggiunge quindi: “È importante che operazioni di questo genere nascano da giovani che qui hanno studiato e ai quali dopo la laurea, se hanno buone idee, vengono messe a disposizione infrastrutture che contengono strumentazioni che per una impresa appena costituita sarebbe impossibile ottenere”.
Oltre a tutto questo, la particolare collaborazione tra il Politecnico e l’azienda è paradigmatica circa le potenzialità che si aprono per i dottorati svolti presso le imprese, attività che contribuiscono da una parte alla crescita professionale dei giovani e, dall’altra, a sviluppare percorsi di ricerca con forti ricadute produttive. Santarelli precisa poi un punto importante: il Politecnico non svolge un ruolo consulenziale, ma è a tutti gli effetti partner con la start up, c’è una crescita comune e condivisa che fa la differenza e che produce effetti positivi sia dal punto di vista scientifico che economico e occupazionale. “Il percorso fatto da Monticelli – spiega il docente – è stato lineare ed è ciò che noi puntiamo a sviluppare: dagli studi alla laurea, ad un’idea scientifica che diventa base d’impresa che, a sua volta, nasce e soprattutto si sviluppa con il supporto dell’Ateneo”.
Detto tutto questo, c’è il futuro davanti che Monticelli sintetizza in due punti: da un lato continuare la ricerca per arrivare al mercato – ci sono già diverse aziende che stanno seguendo i risultati della start up – e, dall’altro, accogliere dottorandi del Politecnico che vogliano intraprendere un lavoro innovativo.