Foto della presentazione in un'aula
09/06/2023
Studenti@PoliTO

Una Grande Sfida per gli studenti e per Torino

Se Albert Einstein disse che “senza sfide la vita è una lenta agonia”, allora il nome che l’Ateneo ha assegnato al percorso curriculare, avviato nel 2021, non poteva essere più adatto.

“Grandi Sfide” è una serie di corsi obbligatori per tutti gli studenti del primo anno, che vede il connubio tra materie scientifiche e umanistiche su tematiche all’ordine del giorno, come la transizione verde, la cyber security, le derive della comunicazione in rete. E ancora, il futuro della mobilità, la tecnocrazia, l’intelligenza artificiale e così via.

Il Politecnico è chiamato al confronto costante con il mondo esterno, per intercettare problemi, anticipare bisogni e proporre soluzioni innovative: mai come negli ultimi anni, ha dimostrato che non resta indifferente alla trasformazione che stiamo vivendo, interessandosi degli aspetti non solo tecnologici, ma anche economici, sociali e umani

“Non sei mai troppo piccolo per fare la differenza”, dice Greta Thunberg. La comunità studentesca del Politecnico piccola non è di certo: con 33 mila iscritti, di cui 5 mila immatricolati nel 2022, la differenza la farà a cominciare da sei “grandi sfide”: Clima, Digitale, Energia, Mobilità, Salute, Tecnologie e umanità, ciascuna delle quali articolata in quattro direzioni diverse, per un totale di 24 corsi che fanno riferimento agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

La peculiarità dei corsi è che ciascuno è stato coordinato da una coppia di insegnanti, uno con impostazione tecnico-scientifica e uno con impostazione umanistica.  

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Foto della presentazione dei progetti
Il corso “Crisi climatica e bias cognitivi”

"Crisi climatica e bias cognitivi" è il corso tenuto dal professor Francesco Laio del Dipartimento di Ingegneria per l'Ambiente, il Territorio e le Infrastrutture (DIATI) del Politecnico e dalla professoressa Katiuscia Sacco del Dipartimento di Psicologia & Istituto di Neuroscienze dell’Università di Torino, a cui hanno aderito 150 studenti, provenienti da tutti i Dipartimenti.

Coniugando competenze tecniche, psicologiche e neuroscientifiche, è stato analizzato quel groviglio intricato di stereotipi, paure e meccanismi mentali che spesso segna, blocca e devia le scelte degli esseri umani di fronte al cambiamento climatico.

Tutto è iniziato con una Grande Sfida per la città di Torino lanciata agli studenti: proporre una soluzione innovativa di adattamento e/o mitigazione ai cambiamenti climatici, una tecnologia applicabile alla città di Torino tenendo conto dei bias psicologici delle persone di fronte al cambiamento, della necessità di una comunicazione efficace e capace di stimolare all'azione per rispondere all’Obiettivo 13 dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite che è volto a promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico.

“Siamo di fronte a un cambiamento inedito – spiega Francesco Laio, direttore del DIATI e titolare del corso – Inedito sia per la portata a livello globale e sia per la scala temporale perché le azioni che intraprendiamo oggi comportano effetti non visibili nell’immediato ma registrabili tra anni. La domanda da cui siamo partiti, insieme ai colleghi dell’Università di Torino, è quella che si chiede come risponde il cervello umano a un paradigma trasformativo del genere e quali possano essere le tecnologie e la comunicazione più adatte per stimolare la sensibilità di chiunque e muovere all’azione sociale.”

I dati del “Programma europeo di osservazione della Terra” Copernicus indicano che il 2022 è stato l'anno con l'estate più calda e il secondo anno più caldo di sempre. Studi attestano che questa anomalia è dovuta all'aumento delle emissioni di gas serra (GHG) prodotte dalle attività umane. Sono proprio le emissioni di gas a effetto serra, la forza trainante del cambiamento climatico: attualmente, sono al loro massimo storico. Nel 1687, Isaac Newton, con il terzo principio della Dinamica, stabilì che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Oggi, possiamo dire che a ogni azione corrisponde una precisa quantità di emissione di gas, consumo di risorse, produzione di materiali di scarto. Per questo, il riscaldamento globale non è solo un problema ambientale, ma un problema “morale”, nel senso che l’azione o l’inazione possono danneggiare o beneficiare altre persone oppure addirittura infrangere i diritti altrui. Durante il corso, le scelte individuali sono state classificate in funzione dei loro effetti, a breve e a lungo termine, sul sistema climatico.

Alla base delle nostre decisioni sono radicati, in modo inconscio e automatico: i bias cognitivi.

“I bias cognitivi sono tendenze sistematiche del ragionamento umano – sottolinea la professoressa Katiuscia Saccoche ci portano a valutare le situazioni e a prendere decisioni che spesso non corrispondono a scelte razionali. Il nostro sistema ‘mente-cervello-corpo’ agisce sulla base di euristiche, ovvero scorciatoie di pensiero, che ci portano a tener conto solo di alcuni elementi. Per esempio, stimiamo come più probabili gli eventi maggiormente disponibili nella nostra memoria (se abbiamo recentemente sentito notizie di crimini commessi in una certa area geografica, saremo più propensi a decidere di non andare a visitare quella località, anche se nella nostra città il tasso di criminalità è significativamente maggiore), o quelli più rappresentativi (siamo più propensi a credere che un uomo introverso, sensibile e intellettuale sia un bibliotecario piuttosto che un animatore turistico). Siamo inoltre molto più propensi a trovare prove a conferma di un’idea di cui ci siamo convinti piuttosto che informazioni che la confutino: il bias della conferma, è diventato sempre più potente per via degli algoritmi usati dai social network e dai siti internet che ci propongono contenuti congruenti con le nostre preferenze, idee, opinioni. Ai bias umani, si sono aggiunti quelli delle intelligenze artificiali.”

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Presentazione a cura dei ricercatori e delle ricercatrici del DIATI
La sfida lanciata agli studenti

L’insegnamento ha previsto sia lezioni teoriche che pratiche.

24 ore di lezioni in aula, organizzate in 8 moduli, hanno toccato gli argomenti salienti del Climate Change, dal bilancio energetico radiativo del Pianeta agli strumenti per il calcolo della carbon footprint di prodotto e di processo, dalle politiche di mitigazione e adattamento alle ipotesi di intervento per una comunicazione efficace e una campagna sensibilizzante.

Altrettante 24 ore sono state destinate alle esercitazioni pratiche in gruppo, con il fine di realizzare progetti innovativi volti a modificare i comportamenti individuali e collettivi a favore di una presa di responsabilità rispetto al tema del Climate Change.

Gli studenti sono stati affiancati dai tutor del corso, esperti chi di ingegneria ambientale e chi di neuroscienze psicologiche: le dottoresse Marta Tuninetti, Irene Ronga, Carla Sciarra e il dottor Paolo Barbieri

L’output finale è di tipo multimediale: un video di 5 minuti, che contiene la proposta innovativa dei ragazzi che idealmente si può applicare alla città di Torino. I video finali in totale sono 25: si tratta di lavori brillanti, innovazioni e spunti che possono creare dibattito e mobilitare l’interesse politico e di realtà aziendali.

Durante l’evento di presentazione sono stati proiettati i video inerenti solo a tre progetti per rappresentare i risultati raggiunti dal corso in occasione dell'evento-seminario aperto al pubblico, che si è tenuto venerdì 9 giugno e ha avuto come interlocutore istituzionale l'Assessora Chiara Foglietta, incaricata della transizione ecologica e digitale, delle politiche per l'ambiente e l'innovazione della Città di Torino.

Per le proposte, gli studenti si sono ispirati a iniziative che già vengono applicate in Campus, Centri educativi, comunità e quartieri all’estero, con ottimi risultati e riscontri sociali.

Dalle piste ciclabili alla spesa dello studente, dell’efficientamento energetico degli edifici alla mobilità alternativa: tutti i progetti meriterebbero un plauso per l’inventiva, la creatività e la capacità lungimirante di vedere l’umanità del futuro.

“Ho voluto fortemente la candidatura di Torino alla missione europea NetZero Cities che ha l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Obiettivo davvero ambizioso che prevede il coinvolgimento di tutta la cittadinanza, le università, le fondazioni bancarie, le imprese – ha commentato l’assessora Chiara Foglietta al termine della presentazione dei progetti vincitori - Mi è piaciuto molto questo corso perché tocca molti degli ambiti per i quali ho delega come assessora, che accanto all’ambiente, la transizione ecologica, la qualità dell'aria, la mobilità – per nominarne alcuni – includono anche i piani dei tempi e orari della città e la qualità della vita e che hanno come filo conduttore il clima e l'abbattimento della CO2. Sarei lieta di continuare la discussione con gli studenti e le studentesse che hanno sviluppato queste proposte.”

Fantasia e genialità per un futuro sostenibile

Il primo progetto che è stato presentato è SKIPR, una soluzione che riguarda il sistema dei trasporti. A livello europeo, i trasporti sono responsabili di circa ¼ delle emissioni di gas serra rispetto al totale emesso. SKIPR è un’App belga, vincitrice dell’European Start-Up Prize che nasce con l’intenzione di accelerare il processo di transizione di alte aziende verso una mobilità più sostenibile. Il progetto dei ragazzi propone di adattare alla città di Torino questa App belga per l’efficientamento degli spostamenti dei lavoratori

Il secondo video è quello sul progetto “La dispensa Amica”, un’iniziativa contro lo spreco alimentare che vuole realizzare dei punti di scambio e di raccolta collocati nel capoluogo piemontese in cui la gente può portare e comprare il cibo che sta per scadere. In Italia, ogni anno, buttiamo quasi 30 kg di cibo a testa. Le motivazioni principali sono la scarsa organizzazione dei pasti e la mancanza della visione in sé del cibo e degli alimenti che teniamo in frigo e in dispensa: questo ci porta a sprecare circa il 33% della nostra spesa.

Il terzo, infine, è il progetto relativo alle nature-based solution “ITALIA23” che propone la riqualifica del Palazzo del Lavoro con una progettazione verde, sostenibile e inclusiva. Torino è una città di buchi neri: con oltre 650 mila mq di spazi abbandonati, i quali portano al peggioramento della qualità dell’aria in queste zone, degrado urbano e il rischio aumentato per la comparsa del fenomeno delle Isole di Calore Urbano.

Questi sono solo tre, ma si possono ancora annoverare: “Save Eat”, un’App per ridurre lo spreco di frutta e verdura; “PulidaTi” che considera il caso del parco del Valentino in cui sono fino a 109 mila le bottiglie di plastica abbandonate; “Green Hub” per adottare comportamenti più efficienti e monitorare i consumi domestici con dei sensori che rilevano in tempo reale quanto consumiamo di gas, elettricità e riscaldamento; “Bike Around”, per migliorare le piste ciclabili di Torino che, a oggi, sono 250 Km ma spesso ci sono tratti discontinui e impercorribili; e poi, c’è “Oliotecnico”, che ambisce al recupero dell’olio e la corretta gestione dei rifiuti, in quanto parte dei 6 milioni di tonnellate di emissioni annue di CO2 di Torino, derivano dalla depurazione di falde acquifere inquinate dal cattivo smaltimento dell’olio vegetale.

Tanti altri progetti rivelano la fantasia e la genialità degli studenti di quest’anno e lasciano solo presagire un futuro pieno di inventiva e poliedricità per il Politecnico.