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20/03/2025
Ricerca e innovazione

I nubifragi in Italia stanno diventando ancora più estremi? Nuovi dati dicono di sì, ma non ovunque

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La mappa mostra la variazione percentuale degli estremi su 10 anni ottenuta tramite applicazione distribuita di una quantile regression per durate di 1 e 24 ore e per quantili pari a 0.5 (estremi “ordinari”) e 0.99 (estremi “più rari”)

Negli ultimi decenni, gli eventi di pioggia estrema hanno ricevuto crescente attenzione a causa del loro impatto sulla vita umana, sulla sicurezza delle infrastrutture e sugli ecosistemi. Comprendere come le precipitazioni intense stiano cambiando nel tempo diventa quindi fondamentale per migliorare la gestione del rischio idrogeologico e garantire la sicurezza delle infrastrutture.

In questo senso, centrale è il contributo del nuovo studio “Mapping the uneven temporal changes in ordinary and extraordinary rainfall extremes in Italy” condotto da Paola Mazzoglio, Alberto Viglione, Daniele Ganora e Pierluigi Claps, rispettivamente ricercatrice e docenti presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI, e pubblicato open access sulla rivista Journal of Hydrology: Regional Studies, che analizza le variazioni delle piogge estreme nelle diverse regioni italiane nel periodo che va dal 1960 al 2022.

Uno studio che, a differenza di molte ricerche basate su dati di rianalisi – modelli che ricostruiscono il clima passato e le principali variabili meteorologiche combinando osservazioni e simulazioni numeriche – utilizza esclusivamente dati raccolti dalle osservazioni di stazioni pluviometriche, per ottenere risultati più affidabili e dettagliati. Gli autori hanno preso infatti come riferimento, per l’elaborazione dello studio, il dataset contenuto nell’articolo “I2-RED: a massive update and quality control of the Italian annual extreme rainfall dataset” – pubblicato nel 2020 sulla rivista Water da Paola Mazzoglio, Ilaria Butera e Pierluigi Claps del DIATI. 

I risultati mostrano che non esiste un’unica tendenza a livello nazionale: in alcune regioni gli eventi più intensi stanno diventando ancora più estremi, mentre in altre le variazioni sono meno evidenti o addirittura in lieve calo. Nello specifico, lo studio evidenzia come le piogge “meno estreme” della durata di circa 1 ora stanno aumentando su tutto il territorio italiano, mentre quelle della durata complessiva di 24 ore stanno aumentando in alcune aree e diminuendo in altre. E ancora, le piogge “più estreme” mostrano variazioni più marcate rispetto alle piogge “meno estreme”, che risultano in alcuni casi andare verso un aumento, in altri verso una riduzione.

Lo studio evidenzia quindi la complessità e l’alta variabilità – a seconda della regione e dell’intensità degli eventi analizzati – dei cambiamenti nelle piogge estreme. Non si può pertanto parlare di un aumento delle precipitazioni uniforme su tutto il territorio italiano, che è formato da regioni con caratteristiche geografiche assai diverse, ma piuttosto di una tendenza all’intensificazione degli eventi più estremi in alcune aree. Questo comporta implicazioni importanti per la sicurezza idrogeologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici, rendendo urgenti azioni di potenziamento del monitoraggio e dell’aggiornamento continuo delle conoscenze sulle precipitazioni estreme in Italia. 

Precipitazioni estreme che, crescendo d’intensità, richiedono una revisione degli approcci al dimensionamento delle opere idrauliche, più adeguati rispetto a quelli in uso oggi; inoltre, le differenze regionali rilevano la necessità di considerare strategie di adattamento al cambiamento climatico che, nell’attesa di nuovi metodi e indicazioni, incrementino le azioni di protezione civile, anche considerando la diversa evoluzione delle piogge estreme nelle diverse zone d’Italia.

Lo studio è stato realizzato nell'ambito del progetto PNRR RETURN (Multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate), che si propone di migliorare la comprensione dei rischi naturali, climatici e antropici. L’analisi delle piogge estreme e dell’impatto della loro variazione sulla progettazione delle infrastrutture si inserisce quindi nel quadro delle attività volte dallo Spoke TS2 (Critical Infrastructures) per comprendere le variazioni climatiche e supportare strategie di adattamento basate su dati aggiornati.

“Il nostro studio rappresenta un importante avanzamento nella comprensione delle tendenze al cambiamento delle piogge estreme in Italia – commentano Paola Mazzoglio, Alberto Viglione, Daniele Ganora e Pierluigi ClapsL’aumento di intensità dei nubifragi rilevato non è né uniforme sul territorio né può considerarsi consolidato, sebbene confermi alcune precedenti valutazioni fatte con metodi diversi e con un numero minore di osservazioni. Risulta comunque essenziale potenziare il monitoraggio per riscontrare in maggior dettaglio se queste tendenze verranno o meno confermate dai nuovi eventi che man mano verranno registrati. Ad esempio risulterà utile valutare, una volta che saranno disponibili i dati, se le piogge torrenziali che hanno recentemente colpito la Toscana e l’Emilia-Romagna avranno impatto sulle tendenze finora osservate in quelle regioni”.