Due mani compongono il simbolo dell'economia circolare sullo sfondo di una città disegnata
03/02/2023
Ricerca e innovazione

Energia dai rifiuti grazie a BioEnPro4TO

Si chiama BioEnPro4TO ed è pronto a trasformare i rifiuti in energia nella zona di Torino ovest. L’impianto per la produzione bioenergetica ha impiegato quattro anni di ricerca e sviluppo da parte di dieci aziende locali e sei centri di ricerca universitari tra cui il Politecnico, nello specifico il Dipartimento di scienza applicata e tecnologia-DISAT e il Dipartimento di ingegneria dell’ambiente, del territorio e delle infrastrutture-DIATI.

BioEnPro4TO – Smart Solutions for Smart Communities – è un progetto di ricerca e innovazione che ha l’obiettivo di trasformare in bioenergia (e nuovi prodotti bio) i materiali residuali generati dalle comunità di Torino ovest, come ad esempio i rifiuti organici, le biomasse, i fanghi di depurazione, in un virtuoso sistema di economia circolare.

Avviato a ottobre 2018, grazie un contributo della Regione Piemonte pari a oltre sette milioni di euro (POR FESR – Programmi operativi regionali finanziati con Fondo europeo di sviluppo regionale), ha portato all’assunzione di dieci giovani laureati, impegnati in un master dedicato, e prevede il deposito di dieci brevetti, di cui cinque da parte dell’azienda capofila, la Sea Marconi di Collegno (TO).

Il DISAT partecipa al progetto BioEnPro4To mettendo a fuoco alcuni degli aspetti fondamentali per il successo della bioeconomia: il coinvolgimento di tutti gli stakeholder locali in una vera e propria catena del valore e la proposta di modelli di business reali che tengano in considerazione la reverse logistics associata al trattamento di scarti e rifiuti. In particolare, il gruppo CREST (Catalytic Reaction Engineering for Sustainable Technologies) del dipartimento si occupa della realizzazione di una scheda tecnica di sostenibilità identificativa per ciascuno dei 17 comuni serviti da CIDIU (l’azienda che gestisce il ciclo dei rifiuti) e della valorizzazione della Frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) mediante la digestione anaerobica.

La prima attività ha portato alla realizzazione di una scheda che indica i fattori chiave di sostenibilità tecnica, sociale, ambientale ed economica per ogni comune servito da CIDIU. Inoltre, sono state svolte le analisi di sostenibilità ambientale, nell’ottica della valutazione del ciclo prodotto vita applicando il Life Cycle Thinking e Life Cycle Assessment. Per la seconda attività, il gruppo CREST lavora sul trattamento e valorizzazione della FORSU, considerata nel progetto una materia prima-seconda da convertire in prodotti dall’alto valore aggiunto. La FORSU viene sottoposta a digestione anaerobica avanzata, per incrementare le rese di biogas, il contenuto di metano (il vettore energetico) e la qualità di digestato da utilizzare come ammendante e/o fertilizzante. A oggi, le prove di digestione anaerobica hanno raggiunto produzioni di biogas con contenuti di metano variabili tra il 60-75%.

Il DIATI, a sua volta, partecipa al progetto (in collaborazione con l’azienda SMAT) nell’ambito della disinfezione delle acque, un passaggio fondamentale lungo qualsiasi filiera di riuso delle acque, poiché non è possibile alcun uso finale di acqua (civile o industriale) che contenga ancora eventuali cariche batteriche o virali.

La prima parte del progetto ha riguardato l’esecuzione di esperimenti in circuito idraulico sotto diversi regimi e in assenza di cavitazione idrodinamica e l’analisi dei risultati di abbattimento della carica batterica. Da tali esperimenti è emersa l’efficacia della cavitazione idrodinamica come metodo di disinfezione. È stata condotta una campagna di prove sperimentali per valutare l’efficacia della combinazione di due metodi di disinfezione, cavitazione idrodinamica e clorazione, al fine di ridurre la quantità di cloro necessaria ad abbattere la carica batterica dell’acqua; sono al momento in corso degli esperimenti per valutare l’effetto di un regime turbolento spinto sull’abbattimento della carica batterica. Dalle prove sperimentali è emerso che l’uso combinato di cavitazione idrodinamica e clorazione permette di ottenere risultati migliori, in termini di abbattimento, rispetto ai trattamenti usati singolarmente, anche in presenza di una quantità di cloro inferiore a quella normalmente utilizzata.

Il piccolo, ma potente impianto BioEnPro4TO, che in dieci minuti trasforma acque reflue e rifiuti in energia, acque sterilizzate, biostimolanti e biogas, inizierà a lavorare nei prossimi mesi per quella che è la prima sperimentazione a livello regionale e nazionale, candidando Torino come capitale del Green in Italia.