
Due atlanti per una migliore conoscenza delle risorse idriche in Italia
Due “atlanti” per conoscere e gestire meglio le risorse idriche in Italia. Si tratta delle raccolte di dati elaborate dal gruppo di lavoro Idrologia@polito, che fa capo al Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI. Questi dati sono ora a disposizione delle imprese e delle istituzioni che devono intervenire sul territorio su temi del governo dell’acqua, e consentono di ricomporre a scala nazionale i dati finora distribuiti, in modo disomogeneo, nelle diverse regioni.
“Delle risorse idriche e del rischio idrogeologico conseguente in Italia si conosce molto ma non abbastanza e, soprattutto, non in modo sistematico e omogeneo – spiega Pierluigi Claps, docente presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI e coordinatore del gruppo di lavoro “Idrologia@polito” – Si tratta di un problema importante per un Paese che è sempre alle prese con gli eccessi idrici: troppo secco da una parte e troppa acqua dall’altra. In altri termini, fino a poco tempo fa l’Italia in tema di risorse idriche doveva affrontare una sorta di caos informativo non più accettabile”.
Il lavoro di messa in ordine delle informazioni è iniziato nel 2018 partendo dalla raccolta dei dati sulle precipitazioni, in particolare quelli relativi alle bombe d’acqua. L’idea è stata quella di ricomporre su scala nazionale raccolte di dati che di solito erano state prodotte, nella migliore delle ipotesi, su scala regionale.
“Passare quindi dall’eterogeneità dei metodi di raccolta e analisi ad una sola banca dati ha un vantaggio – precisa il professor Claps – Ogni metodo e ogni intervento può basarsi infatti su dati non solo controllati ma anche uniformi per tutto il territorio nazionale, risparmiando tempo e risorse. Un approccio, questo, già adottato in altri paesi come Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, che hanno già un “Atlante Idrologico nazionale”.
Il lavoro è stato naturalmente lungo – oltre a Claps ci ha lavorato una squadra di ricercatrici e ricercatori tra cui Paola Mazzoglio, Giulia Evangelista e Daniele Ganora – e dalle bombe d’acqua si è esteso alla situazione idrica generale del Paese. Nel 2023 è quindi nato FOCA (Italian FlOod and Catchment Atlas), l’atlante delle piene e dei descrittori dei bacini idrografici italiani. Detto in parole semplici, la raccolta sistematica delle informazioni sulle piene per 631 bacini idrografici italiani con misure dirette, corredate da informazioni su suolo, clima medio, piogge estreme. Claps sottolinea: “Il nostro atlante assicura un’accuratezza uniforme dei dati su tutto il territorio italiano, con risoluzione spaziale dell’ordine del chilometro”.
Più recentemente è stato invece messo a punto un atlante complementare per le infrastrutture idriche, le grandi dighe, e i bacini idrografici che le alimentano. Si tratta dell’Italian Large Dams Atlas, la prima raccolta completa di informazioni relative alle 528 grandi dighe in Italia. Anche in questo caso con tutti i dettagli che occorrono per la gestione dei territori a valle delle dighe: i particolari strutturali di dighe e laghi, i dati geomorfologici, climatologici, di precipitazioni estreme dei bacini a monte. “Abbiamo messo a disposizione della comunità delle imprese e degli enti locali uno strumento che serve per rispondere ai momenti di siccità e per verificare gli effetti di protezione dalle alluvioni che questi impianti possono assicurare”, specifica il professor Claps.
I due atlanti sono stati completati grazie al Partenariato Esteso RETURN - Multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR – e sono a disposizione di chiunque debba intervenire sul territorio. Entrambi gli strumenti sono infatti disponibili su zenodo.org, un grande portale aperto in cui vengono posti i risultati della ricerca scientifica finanziato dall’Unione Europea e che vede la partecipazione del Cern e di OpenAIRE, un’organizzazione no-profit dedicata alla diffusione della ricerca. Grazie ai fondi di RETURN, presto verrà messo online anche un sito dedicato per agevolare l’uso dei due atlanti.