
Climbing for Climate: il Politecnico sul Monte Rosa per i ghiacciai e le comunità resilienti

Un’altra montagna è possibile: la settima edizione di Climbing for Climate (CFC) ha scelto come luogo d’osservazione il Monte Rosa, per riflettere insieme sul rapido regresso dei ghiacciai alpini – testimoniato dal Ghiacciaio di Indren – e sulla resilienza delle comunità alpine che da secoli vivono in equilibrio con l’ambiente montano. L’iniziativa, che si è svolta il 6 e 7 settembri scorsi, è promossa dalla Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS), di cui il Politecnico è membro insieme all’Università di Torino, all’Università del Piemonte Orientale e all’Università di Scienze Gastronomiche, e dal Club Alpino Italiano (CAI), in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI). Tra gli organizzatori dell’evento, anche l’Università degli Studi di Brescia, per la seconda volta a fianco degli atenei piemontesi della RUS per creare consapevolezza e sensibilizzare sugli effetti del cambiamento climatico in montagna.
L’Ateneo era quindi presente alle due giornate con una rappresentanza di docenti, personale e studenti guidata dal Prorettore Elena Baralis e dalla Vicerettrice per il Campus sostenibile e living lab Patrizia Lombardi.
Nella giornata del 6 settembre i partecipanti hanno preso parte a un’escursione a Otro, dedicata al tema delle comunità resilienti e inserita nelle celebrazioni del Millennio della comunità walser, a cui ha partecipato anche il Ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti; nel pomeriggio della stessa giornata è stata organizzata una conferenza al Teatro Unione Alagnese dal titolo "Ghiacciai, comunità e cambiamenti climatici".
Il giorno successivo i delegati della RUS hanno quindi raggiunto il Ghiacciaio di Indren a quota 3.200 metri, accompagnati da guide alpine e operatori del Comitato Glaciologico Italiano, per toccare con mano le conseguenze del cambiamento climatico sull’arco alpino. Negli ultimi 150 anni i ghiacciai alpini hanno infatti perso circa il 65% del loro volume, con un’accelerazione drammatica negli ultimi decenni. Il Ghiacciaio di Indren, che fino agli anni ’90 ospitava impianti di sci estivo, ha visto arretrare la propria fronte glaciale di circa 900 metri dal 1927 a oggi: un segnale chiaro e tangibile della crisi climatica in atto.

Il programma ha incluso inoltre la visita all’Istituto scientifico Angelo Mosso dell’Università di Torino, centro di eccellenza europeo per la ricerca in alta quota, che oggi ospita laboratori interdisciplinari dedicati alla fisiologia, alla glaciologia e allo studio degli impatti climatici sulle Alpi.
Attraverso momenti di confronto, esperienze sul campo e la partecipazione delle comunità locali, la settima edizione di Climbing for Climate ha così ribadito l’impegno delle università italiane a sostenere una transizione ecologica che unisca ricerca, educazione e azione collettiva.
“Climbing for Climate ci ricorda quanto ricerca e didattica debbano procedere insieme: da un lato produciamo conoscenza sullo stato dei ghiacciai e sugli impatti del cambiamento climatico, dall’altro formiamo le nuove generazioni di professionisti che dovranno affrontare queste sfide – commenta il Prorettore Elena Baralis – Iniziative come questa rafforzano il legame tra università e società, trasformando i risultati scientifici in strumenti di consapevolezza e azione”.
“Climbing for Climate è la dimostrazione di quanto sia fondamentale il lavoro di rete tra le università italiane – aggiunge la Vicerettrice Patrizia Lombardi – Attraverso la RUS siamo riusciti a costruire un’alleanza che va oltre i confini dei singoli atenei e che coinvolge istituzioni, enti locali e comunità. Solo unendo le forze possiamo affrontare le sfide del cambiamento climatico e promuovere una transizione sostenibile che sia al tempo stesso scientifica, educativa e sociale”.