Le origini della collezione geo-mineralogica

La collezione presso la Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino

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Sezione sottile di Serpentina Verrayes colore giallo con puntini neri
Sezione sottile di grande formato di Serpentina, Verrayes (AO), collezione Cossa

In seguito alla legge Casati (1859), il Castello del Valentino diventa la sede della Scuola di Applicazione per gli Ingegneri di Torino. 

Dopo Quintino Sella, un ulteriore incremento delle raccolte del Museo è realizzato da Bartolomeo Gastaldi (1818-1879) geologo e paleontologo torinese, che dona molti campioni della sua collezione privata al fine di integrare i vuoti presenti nelle raccolte: amico e collaboratore di Quintino Sella, diventa dai primi anni Sessanta del XIX secolo il suo successore alla direzione del Museo e alla cattedra di Mineralogia e geologia della Scuola di Applicazione per gli Ingegneri. 

Nel 1885 il Museo di Geologia e Mineralogia della Scuola di Applicazione per gli Ingegneri, già da tempo aperto al pubblico, ha un catalogo di più di venticinquemila campioni

La collezione presso il Regio Museo Industriale

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Libro aperto
Guglielmo Jervis, I tesori sotterranei dell'Italia, Torino, Loescher, 1889

Presso il Regio Museo Industriale (1862) con sede in via dell’Ospedale 32 (oggi via Giolitti) vengono conservati anche i campioni geo-mineralogici e minerari di interesse industriale.  

Istituito per iniziativa del senatore Giuseppe Devincenzi (1841-1903) sul modello dei più prestigiosi musei industriali europei, il Museo nasce per essere uno strumento atto a “promuovere l’istruzione industriale e il progresso dell’industria e del commercio”.  

Conservatore del museo è per circa quaranta anni William Jervis (1831-1906) ingegnere, mineralogista e geologo inglese, autore del celebre volume “Tesori Sotterranei d’Italia”.  

Con la fusione, avvenuta nel 1906, tra la Scuola di Applicazione per gli Ingegneri e il Regio Museo Industriale a formare il Politecnico, nel 1911, assieme a molte altre raccolte, la collezione geo-mineralogica dell’ex Regio Museo Industriale viene trasferita dalla sede di via dell’Ospedale al fabbricato centrale del Castello del Valentino e aperta al pubblico. 

Nel 1917 il Museo di Geologia e Mineralogia, ricco di oltre trentacinquemila campioni ha come direttore Federico Sacco (1864-1948) geologo e paleontologo piemontese. Nell’anno accademico 1935-36, viene disposto un nuovo spostamento delle collezioni dal Castello del Valentino a via dell’Ospedale. In questo periodo le collezioni geo-mineralogiche raggiungono i quarantamila campioni. 

Il riordino della collezione negli anni ’40 e la nuova sede di corso Duca degli Abruzzi

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Quarzo dalle sfumature giallo pallido
QUARZO con albite e rutilo (MP-9504), ex collezione Crida

Nel 1940 viene affidato ad Alberto Pelloux (1868-1948), docente di Mineralogia e di geologia applicata, il mandato di provvedere ad un nuovo riordino di tutta la collezione geo-mineralogica. 

Da quell’anno il Museo cambia denominazione diventando Museo di Geologia, Mineralogia e Giacimenti Minerari del Regio Politecnico di Torino. Il nuovo direttore è Aldo Bibolini (1876-1949) professore di Tecnologia mineraria presso il Politecnico, affiancato da Antonio Cavinato (1895-1991), docente di Mineralogia, petrografia e giacimenti minerari e da Luigi Peretti (1903-1985) professore di Mineralogia, geologia e paleontologia.  

Nella notte dell’8 dicembre 1942, durante un bombardamento aereo, il palazzo di via dell’Ospedale viene incendiato e parzialmente distrutto, cosicché solo una parte delle collezioni può essere recuperata e ritrasferita nella sede del Castello del Valentino, dove rimane fino ai primi anni Sessanta del Novecento.  

Un secondo bombardamento aereo alleato, avvenuto il 13 luglio 1943, distrugge definitivamente il fabbricato.  

Con l’apertura della nuova sede del Politecnico di Torino in corso Duca degli Abruzzi 24, avvenuta nel 1958, ciò che resta della collezione geo-mineralogica viene ospitato nell’Istituto di Mineralogia, Geologia e Giacimenti Minerari.  

Nel 1962 viene acquisita la collezione Crida, appartenuta a Celso Crida (1867-1950), medico, naturalista e collezionista piemontese, figura significativa nella Torino scientifica dei primi decenni del ’900. 

Nel 1983, dalla fusione del predetto Istituto con quello di Arte Mineraria nasce il Dipartimento di Georisorse e Territorio che è attualmente denominato Dipartimento dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture - DIATI, che oggi conserva tutte le collezioni geo-mineralogiche storiche, ereditate dalle precedenti istituzioni.