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10/11/2023
Ricerca e innovazione

Una ricerca europea per anticipare le mega-alluvioni

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La piena del 2021 del fiume Ahr in Germania analizzata nello studio

Le mega-alluvioni, che superano di gran lunga i record idrologici precedentemente osservati, spesso colgono di sorpresa sia i cittadini che gli esperti, provocando danni estremamente gravi e perdite di vite umane. Il fenomeno rimane poco indagato, a dispetto del suo preoccupante aumento: i metodi di analisi esistenti, infatti, essendo basati perlopiù su informazioni locali e regionali, raramente oltrepassano i confini dei singoli Stati. Di conseguenza i dati utilizzati nelle analisi contengono poche informazioni su questi eventi eccezionali, i cui processi di generazione differiscono da quelli più moderati, osservati con maggiore frequenza. 

È questo il punto di partenza del nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience  dal titolo "Megafloods in Europe can be anticipated from observations in hydrologically similar". La ricerca è stata coordinata da ricercatrici e ricercatori della TU Wien (Università Tecnica di Vienna) e vede come autrice principale Miriam Bertola, laureata presso il Politecnico e ora ricercatrice dell’Ateneo viennese, e tra i co-autori i docenti del Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture – DIATI Pierluigi Claps, Daniele Ganora e Alberto Viglione.

L’articolo analizza, nello specifico, le portate di piene fluviali provenienti da oltre 8 mila stazioni di misurazione in tutta Europa e mostra come recenti mega-alluvioni avrebbero potuto essere previste – nel 95.5% dei casi – a partire da quelle precedentemente osservate in altri luoghi idrologicamente simili, ma non per forza prossimi geograficamente. Questo implica, secondo lo studio, che gli eventi locali inaspettati non possano ritenersi così sorprendenti se analizzati su scala continentale: il concetto alla base dello studio afferma infatti che i bacini idrografici caratterizzati da processi simili di generazione delle alluvioni producono eventi anomali simili. Da qui l’importanza di applicare metodologie che superino i confini nazionali e utilizzino informazioni raccolte su scala continentale per ridurre i rischi e salvare vite umane.

"Il Politecnico di Torino ha contribuito in particolare alla costruzione ed elaborazione dei dati relativi ai bacini idrografici italiani dotati di stazioni di misura delle portate – spiega Pierluigi ClapsGrazie alla banca dati del ‘Catalogo delle Piene dei Corsi d’Acqua Italiani', prodotta dal Politecnico nel 2020, per la prima volta il nostro paese si trova rappresentato in una ricerca idrologica europea con un bagaglio di informazioni relativo a oltre 600 bacini e con osservazioni disponibili fin dagli anni ’20 del secolo scorso".