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07/06/2023
Ricerca e innovazione

La mappa di Torino e delle sue isole (di calore)

L’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO – Report 2023) lancia l’allarme: con una probabilità del 66%, le temperature medie, entro il 2027, aumenteranno di oltre 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, con ripercussioni gravi per la salute, la sicurezza alimentare, la gestione delle risorse idriche e l’ambiente. In particolare, quest’anno il riscaldamento globale dovuto all’attività antropica e l’impatto del fenomeno meteorologico El Niño si combineranno, generando ondate di calore mai sperimentate dal Pianeta.

Sono proprio le ondate di calore, esacerbate dal cambiamento climatico in atto in termini di frequenza, magnitudo e persistenza, che stanno provocando gravi danni nelle città italiane: non rappresentano solo un rischio potenzialmente fatale per le persone, ma anche un’urgente sfida per la pianificazione urbana, il design e la ricerca.

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Lo studio pubblicato sulla rivista "Urban Climate"

Una delle ricerche scientifiche più attuali, inerente a questa “scottante” realtà, è stata pubblicata poche settimane fa sulla rivista “Urban Climate”.

Lo studio, che ha avuto come capofila la Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), è iniziato nel 2022 coinvolgendo per circa sei mesi un folto team multidisciplinare composto da ricercatori di varie istituzioni: la Fondazione CMCC, il Politecnico di Torino, la Fondazione LINKS, il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino, il servizio sovrazonale di epidemiologia della ASL TO3.

L’analisi si è concentrata sulla complessità del fenomeno dell’isola di calore urbano e sulla valutazione del rischio che comporta per la vita urbana, ecologica, sociale e individuale esaminando i drivers di vulnerabilità che vanno ad aggravare il rischio di salute sulla popolazione di Torino, la città scelta come caso studio.

Guglielmo Ricciardi, ricercatore della Fondazione CMCC e dottorando del Politecnico, ha sviluppato la parte di calcolo che sta dietro le rappresentazioni grafiche realizzate dalla Fondazione LINKS, mentre i dati sono stati forniti dall’A.S.L. TO3 affiancando Marta Ellena, come prima autrice dell’articolo, ricercatrice della Fondazione CMCC nella divisione REgional Models and geo-Hydrological Impacts (REMHI).

Le Urban Heat Island

In meteorologia e climatologia, si definisce Urban Heat Island (Isola di Calore Urbano, UHI) l’effetto che determina un microclima più caldo nelle aree urbane rispetto alle zone periferiche e rurali, dal momento che le città sostituiscono la copertura naturale del suolo con dense concentrazioni di pavimentazione, edifici e altre superfici che assorbono e trattengono il calore. Inoltre, le città hanno alti consumi energetici, elevata produzione di rifiuti e inquinamento atmosferico.

Nel rapporto “Impact, Adaptation and Vulnerability” prodotto quest’anno dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) viene attestato che la principale causa dei cambiamenti climatici è da attribuire alla società umana: le città occupano solo il 3% della superficie terrestre, ma sono responsabili dell’80% del consumo energetico e del 75% delle emissioni di carbonio; oggi, metà dell’umanità, vale a dire 3.5 miliardi di persone, vive in città ed entro il 2030, quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà in aree urbane. Per questo, l’obiettivo 11 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (SDG 11) è quello di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

In un recente articolo sugli ambienti urbani resilienti, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha indicato gli eventi di calore estremo come uno dei principali punti da considerare per la pianificazione urbana e la progettazione delle politiche e delle relative azioni di trasformazione dell’ambiente costruito, considerando anche che non tutti i cittadini di una determinata area urbana potrebbero essere ugualmente colpiti dalla stessa condizione di stress da calore.

I rischi

La crisi climatica sta amplificando molte delle debolezze già esistenti nei sistemi sociali, a partire dall’espansione urbana e dall’invecchiamento della popolazione. Per questo, l’obiettivo principale dello studio è produrre una valutazione del rischio da UHI su scala locale prendendo in considerazione i principali fattori di disuguaglianza in termini di salute e condizione dell’individuo e degli ambienti di vita.

La rilevanza di questo studio non si ferma al tema trattato, ma anticipa una nuova chiave per osservare, analizzare e studiare le città. La metodologia adottata segue infatti le linee guida di valutazione del rischio approvate dalla letteratura scientifica più recente, ovvero il quadro teorico proposto dall’IPCC.

La città di Torino viene considerata nelle sue entità geografiche più piccole, cioè le sezioni di censimento, pari a 3843, all’interno dei limiti amministrativi comunali.

“Già nel 2020, il Comune di Torino – commenta Guglielmo Ricciardi – ha pubblicato il Piano di Resilienza Climatica”. Precisamente, con la delibera del Consiglio Comunale del 9 novembre 2020, Torino aveva sottoscritto un piano di adattamento con l’obiettivo di ridurre gli impatti derivanti dal cambiamento climatico. Sul tema delle ondate di calore, furono 40 le azioni individuate per contrastarne gli impatti, tra cui l’intervento sulle norme urbanistiche per rendere climate proof le nuove edificazioni e soprattutto le ristrutturazioni edilizie delle vecchie abitazioni.

“La mappa di Torino su cui si fondano gli studi e i conseguenti interventi previsti dal Piano si basa su un rilevamento delle isole di calore urbano tramite ortofotomappe prodotte mediante rilievi satellitari, non considerando la complessità del fenomeno legata ad esempio alla presenza di persone o alle caratteristiche degli edifici”.

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Foto di Torino in estate
I tre fattori principali: pericolo, esposizione, vulnerabilità e relativo adattamento

Il quadro di rischio presentato dallo studio utilizza una stima quantitativa per ogni sezione censuaria della città basata sull'interazione di tre fattori principali: pericolo, esposizione e vulnerabilità.

Il pericolo è rappresentato dalle UHI e dalla loro distribuzione entro i confini urbani.

L’esposizione si riferisce alla presenza di cittadini vulnerabili nelle aree urbane che potrebbero essere colpiti dal fenomeno dell’Isola di Calore, in particolare la popolazione di età superiore a 65 anni.

La vulnerabilità ha due componenti: la sensibilità e la capacità di adattamento. La sensibilità è costituita da tutti quegli elementi, come fattori demografici, socioeconomici e di salute, che incidono sulla suscettibilità della popolazione esposta.

Ad esempio, vengono presi in esame il livello di istruzione, il grado di isolamento sociale e altre variabili inerenti allo status sociale, culturale ed economico, oltre a condizioni di fragilità clinica di base. Studi condotti in Spagna, Repubblica Ceca e Italia hanno evidenziato come l’effetto del calore sulla mortalità vari considerevolmente tra le donne rispetto agli uomini e tra le persone anziane rispetto ai più giovani. Nell’ultimo decennio, la mortalità più elevata è stata riportata nelle regioni settentrionali rispetto a quelle meridionali.

La capacità di adattamento è definita dal glossario dell’IPCC come la capacità di sistemi, istituzioni, esseri umani e altri organismi di adattarsi a potenziali danni, di sfruttare opportunità o di rispondere alle conseguenze. Un’abilità sistemica che prende in esame la disponibilità di strutture e servizi che contribuiscono a condizioni più favorevoli per gli individui a temperature estreme, oltre che alla capacità degli individui stessi di far fronte alle pressioni indotte dai pericoli climatici, ad esempio la presenza di ospedali, spazi pubblici con aria condizionata.

È dalla combinazione di tutti questi fattori che si rende l’idea della complessità del fenomeno UHI e del rischio a esso correlato.

Grazie ai risultati dello studio, è ora possibile identificare su una scala molto dettagliata il rischio per la popolazione, con una indicazione chiara della distribuzione spaziale di tutti gli elementi che contribuiscono ad aggravare le disuguaglianze sociali in un contesto di rischio climatico.

Il livello di rischio più basso si registra nei parchi, dimostrando il ruolo indispensabile e necessario delle aree verdi nella riduzione del calore. La pericolosità più alta, invece, è stata misurata nelle periferie e, in queste, nelle zone densamente popolate. Ulteriore obiettivo della ricerca è individuare aree prioritarie per interventi della città di Torino così da fornire aggiuntive informazioni utili ai decisori riguardo alle misure adattive future, basandosi sui risultati sulla sensibilità della popolazione e sulla capacità adattiva delle varie unità censuarie all'interno del territorio. Un dato eloquente: Torino è la quarta area urbana italiana per popolazione e la città che indossa la “maglia nera” per il maggiore inquinamento di particolato (PM10) della Penisola.

La valutazione del rischio delle UHI, nella complessità dei fattori principali, è visibile nella mappa conclusiva proposta.

“Le ondate di calore non sono che uno dei pericoli che ci aspettiamo siano intensificati dal cambiamento climatico”, dice Ricciardi. Altre criticità sono rappresentate dal cambiamento dei regimi di precipitazione, dagli eventi estremi di precipitazione alternati a periodi prolungati con assenza di piogge. Ad esempio, a causa dei periodi prolungati di siccità, nel corso del 2022, sono morte più di mille piante ed è stato messo a repentaglio l’incredibile patrimonio arboreo costituito da circa 340 mila alberi, per il quale Torino, sempre l’anno scorso, è stata insignita dalla FAO del prestigioso riconoscimento “Tree Cities of the World”. 

“L’alta risoluzione che caratterizza la metodologia con cui è stato possibile realizzare la mappa e la valutazione del rischio in base alla complessità del fenomeno – conclude Guglielmo Ricciardifornisce l’immagine aggiornata di quella che è una minaccia per salute, società ed economia. Questo studio non è solo una necessità, ma, considerando ciò che sta accadendo, un’urgenza impellente, e ci auspichiamo che possa essere esteso ad altre città italiane ed europee”.