La collaborazione Politecnico-Eltek, applicare modelli matematici per risolvere problemi industriali
Applicare i modelli matematici per migliorare le prestazioni di prodotti industriali. È quanto è stato raggiunto per mezzo della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze Matematiche “G.L. Lagrange” - DISMA del Politecnico e la Eltek - una delle multinazionali più significative nei settori della mobilità, delle applicazioni biomedicali e dell’elettronica – che ha in Piemonte una sede di grande rilievo. Si tratta di una collaborazione importante, quella tra Politecnico ed Eltek, un lavoro in comune di lunga data che ha condotto a risultati di grande rilievo per entrambe le parti.
“Il lavoro con Eltek ha messo in evidenza quanto accademia e ricerca possano lavorare con l’impresa su basi scientifiche” sottolinea Lamberto Rondoni, professore ordinario preso il DISMA. I punti di rilievo che emergono dalla collaborazione tra Politecnico ed Eltek, per Rondoni sono diversi. “Prima di tutto c’è una forte componente personale che non è per nulla trascurabile. In particolare, il lavoro in comune crea occasioni di conoscenza che fanno emergere interessi simili anche se si arriva da ambienti diversi. Mettere in comune esperienze differenti per analizzare uno stesso problema scientifico è fondamentale”. Rondoni poi aggiunge: “La collaborazione con Eltek è un ottimo esempio di come finanziamenti pubblici e privati possano confluire su progetti comuni che soddisfano necessità diverse. Per l’azienda significa avere a disposizione tecnici molto preparati; per la ricerca, significa avere una possibilità in più per crescere nell’ambito dell’accademia”. Ma non è tutto. L’apertura di un’impresa alla ricerca di base può, sottolinea ancora Rondoni, arrivare a suggerire applicazioni che difficilmente sarebbero immaginabili in altro modo. Ma Rondoni tiene ad evidenziare anche un altro aspetto: “Per l’accademia collaborare con un’impresa è l’occasione per letteralmente guardare fuori dalle proprie finestre e capire meglio l’utilità di quello che si fa”.
Marco Pizzi – attuale responsabile della ricerca per Eltek – aggiunge il suo punto di vista e spiega come l’incontro con il Politecnico sia avvenuto oltre quindici anni fa, all’epoca di un dottorato di ricerca condotto proprio a Torino nell’ambito dell’ingegneria elettronica e delle comunicazioni. “A farmi conoscere Rondoni è stato un corso nel quale ho approfondito i fenomeni legati alla statistica e ai meccanismi di auto-organizzazione. L’incontro con Rondoni segnò l’inizio di una serie di collaborazioni più strutturate con il Dipartimento di matematica, partendo dal finanziamento di alcune borse di studio per esempio sui laser a cascata quantica, poi sui fluidi e sull’osmosi transiente cioè un’osmosi fuori dall’equilibro ma che può mantenersi per periodi molto lunghi. Entrato in Eltek arrivarono le ricerche sui materiali nano-strutturati per migliorarne le caratteristiche, anche in questo caso attraverso dei dottorati finanziati dall’azienda”.
Ma la ricerca condotta in comune tra Politecnico ed Eltek continua ancora oggi. “Stiamo lavorando all’applicazione dei modelli matematici a vari tipi di sensori usati, per esempio, per capire le caratteristiche di un fluido in termini di conducibilità elettrica ma su micro-scala. Le prime prove sono state condotte sui sensori per i fluidi di raffreddamento delle batterie dei quali si è misurato il loro grado di conducibilità elettrica in condizioni di campi elettrici elevati. Applicando particolari modelli matematici abbiamo capito che curve di comportamento simili in realtà erano molto diverse; di conseguenza, abbiamo scoperto che fluidi apparentemente simili in realtà non hanno comportamenti simili. Ancora più recentemente, stiamo applicando la stessa metodologia di ricerca in campo biomedicale”. Con un traguardo ormai a portata di mano: arrivare ad un sensore “più intelligente” ma più semplice dal punto di vista costruttivo oltre che elettronico e spostando tutta la complessità del lavoro sul modello matematico applicato.
Ricerca teorica, dunque, che – di fatto – supporta la ricerca applicata al servizio dell’impresa. Con un importante aspetto su cui Lamberto Rondoni insiste: “Non immaginavo prima di questa collaborazione quanto avrei imparato lavorando con un’azienda. Questa attività ha avuto un impatto importante sulla mia produzione scientifica. Invito pertanto i colleghi accademici ad esplorare questo tipo di collaborazioni per ampliare e migliorare la loro ricerca”.