
Studio Ireos porta sullo schermo tre nuove storie

Il Politecnico continua a investire nel talento dei e delle studenti attraverso i fondi per la progettazione studentesca, destinati a promuovere la creatività e l'innovazione nel settore cinematografico. Per l'anno accademico 2024/2025, l'Ateneo infatti ha stanziato 31mila euro per finanziare le attività del team studentesco Studio Ireos, realtà di riferimento per la produzione audiovisiva che afferisce al Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio-DIST. Coordinato dalla docente Tatiana Mazali, e con Team Leader la studentessa Irene Prencipe, Studio Ireos offre agli e alle studenti la possibilità di acquisire esperienza diretta sul set, lavorando a stretto contatto con professionisti del settore.
Grazie a queste risorse, aumentate del 30% rispetto agli anni precedenti, non solo il team studentesco potrà mantenere e sostenere le proprie iniziative (come, ad esempio, organizzare workshop che prevedono il coinvolgimento di professionisti) ma soprattutto potrà dare vita a tre cortometraggi interamente pensati e prodotti dagli e dalle studenti.
La selezione dei tre progetti ha seguito un iter rigoroso: il 5 ottobre 2024, durante una sessione di pitch, gli e le autori hanno avuto dieci minuti per presentare il proprio lavoro, illustrandone la sceneggiatura, gli aspetti artistici e un piano economico. A valutare le proposte, una commissione giudicatrice composta dalla docente Tatiana Mazali, dalla docente Cristina Colet e dal docente Enrico Verra del Dipartimento di Automatica e Informatica-DAUIN e dagli e dalle esperti Valeria Lacarra, Margherita Grando, Giuseppe Garau e Pier Francesco Coscia.
I tre cortometraggi ritenuti più meritevoli si distinguono sia per la qualità tecnica e creativa, sia per la capacità di raccontare, in pochi minuti, le fragilità e le contraddizioni della contemporaneità.
Scritto e diretto da Riccardo Cocciadiferro, prodotto da Ludovica Falcone, “Se gli parli” esplora il delicato equilibrio tra memoria, identità e dialogo intergenerazionale. Il protagonista, Kappa, si sente estraneo tra le mura di casa, incastrato in un rapporto difficile con il padre e incapace di trovare un legame con il proprio passato. Ma per scoprire davvero chi è, dovrà affrontare i ricordi e riconnettersi con la realtà che lo circonda. Un film intimo e universale, che porta in scena il non detto e l’urgenza di ritrovarsi, dando voce a una generazione sospesa tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere.
Il cortometraggio diretto da Pietro Ranaboldo e prodotto da Giulia Annone, intitolato “1983”, è un thriller psicologico che intreccia realtà e distopia. Sara, un’insegnante di storia, si accorge improvvisamente che il passato è stato riscritto e si rende conto di essere sorvegliata e manipolata. Mentre il mondo intorno a lei si trasforma, la protagonista dovrà scegliere se ribellarsi alla realtà imposta o arrendersi a un destino già scritto. Il film è una riflessione attuale sul potere, spingendoci a interrogarci sul nostro rapporto con la storia e sul controllo delle informazioni.
Infine, è da una canzone di Frank Zappa del 1973 che “I’m the Slime” prende il titolo. Il corto, scritto e diretto da Laura Cairone, prodotto da Irene Prencipe, racconta la crisi di una coppia di ragazzi universitari alle prese con scelte di vita che li accompagnano verso l’età adulta. Alla presenza costante e rumorosa della televisione, che scandisce il loro quotidiano, si fa strada un malessere troppo forte da esprimere. Il film esplora il dilemma di non voler affrontare il proprio dolore, la scelta di rifugiarsi in una bruttezza che sembra essere a volte l’unica cosa bella a cui aggrapparsi.
Nonostante la diversità delle tematiche, il filo conduttore che accomuna i tre cortometraggi è la relazione: con sé stessi, con il mondo e con gli altri. Lo sguardo delle nuove generazioni colpisce per la sensibilità e la capacità di indagare nel bisogno collettivo di comunicare, di comprendere il passato e di ritrovare il proprio posto nel mondo.
Un’opportunità straordinaria che unisce il sapere alla pratica: il Politecnico si conferma non solo come un centro all'avanguardia nella ricerca e nell'innovazione, ma anche un incubatore di talenti, impegnato a formare la prossima generazione di professionisti del cinema e della comunicazione.
“Ogni set è un’occasione per imparare, ogni progetto una sfida per crescere. Grazie al supporto del Politecnico, il team è un’opportunità per gli studenti per concretizzare l’esperienza sui set cinematografici, sviluppando competenze tecniche e creative. Studio Ireos è il luogo in cui visioni prendono forma, un frame alla volta” conclude lo Studio Ireos.