
Queering Universities: la prospettiva LGBTQIA+ negli spazi accademici

Durante la settimana del Torino Pride, anche il Politecnico ha mostrato il suo sostegno alla comunità LGBTQIA+ con un evento dedicato alla riflessione sui concetti di inclusività e di spazio sicuro.
Nel pomeriggio di martedì 13 giugno si è tenuto, infatti, presso la Biblioteca Centrale di Ingegneria, il workshop “Queering Universities - La prospettiva LGBTQIA+ negli spazi accademici” organizzato dal Gender Research coordination Group (GReG), in particolare dalle dottorande Giulia Beltramino, Greta Temporin e Francesca Brunori del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione-DIGEP, insieme al Comitato unico di garanzia (CUG).
Uno spazio queer è definito non tanto dalle specifiche identità di genere o dagli orientamenti sessuali delle persone che lo abitano, ma dal fatto che sfida un canone dominante che spesso è causa di discriminazione. Con il contributo di accademici, attivisti e componenti della comunità LGBTQIA+, l’evento è stato occasione per esplorare cosa significa creare un'università queer-friendly e riflettere su come sfidare le culture eteronormative, favorendo un ambiente di accoglienza e rispetto reciproco.
Questo evento ha fatto seguito a quello dello scorso anno “Safe(r) Spaces” per pensare a come rendere l’Ateneo uno spazio queer, e a partire dall’incontro del 2024 è stata realizzata una puntata del podcast CUG IN.

L’università – per antonomasia, universale – deve saper ospitare tutte le soggettività, e il Politecnico attraverso numerosi momenti di condivisione manifesta quanto ha a cuore il benessere della sua comunità. Ad aprire il dialogo, interamente in inglese, sono stati i saluti istituzionali delle docenti Arianna Montorsi, Direttrice del Centro Studi di genere, Fernanda Torre, Vice Presidente Comitato Unico di Garanzia, e Alessandra Colombelli, coordinatrice del GReG.
A seguire, hanno preso la parola i relatori: Nicole Braida, dottoranda in sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Torino, il professor Marco Santangelo e la ricercatrice Magda Bolzoni del Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio-DIST, e il Collettivo Alan Turing, l’associazione LGBTQIA+ del Politecnico.
Dall’etimologia del termine Queer, il discorso si è spostato alla normativa, ai movimenti e allo scenario futuro, sino a prendere in esame con il docente Santangelo e la ricercatrice Bolzoni l’importanza non solo di un Ateneo che investa in interventi a favore di diversity and inclusion management, ma un’intera città che se ne occupi e se ne faccia modello. Per questo, è stato citato il progetto biennale OSA - Ossevatorio Student* e Abitare, finanziato dal DIST e il lavoro del centro interdipartimentale di ricerca FULL (The Future Urban Legacy Lab) del Politecnico, che mira a istituire un osservatorio sulle caratteristiche della popolazione studentesca universitaria a Torino, per creare un database dettagliato sulla composizione demografica e la localizzazione degli studenti, esplorare i diritti allo studio e le problematiche abitative, coordinare attivamente gli attori universitari e studenteschi per processi decisionali concertati.
Tra le tematiche emerse durante il workshop, inoltre, è stata sottolineata l'importanza di rendere visibile il supporto del Politecnico alle iniziative queer attraverso segni tangibili e azioni concrete, evitando pratiche di rainbow washing e “tokenizzazione” cioè una pratica superficiale senza un impegno reale e duraturo, e appunto prolungando il dibattito su questi temi oltre la settimana del Pride. Inoltre, è stata evidenziata la necessità di creare una rete tra le competenze e le figure che si occupano delle tematiche LGBTQIA+ all'interno dell'università.
Come sostenuto infine dal Collettivo Alan Turing, attraverso la narrazione di attivisti che hanno impresso un segno indelebile nella storia della giustizia sociale, se come individui abbiamo la sensazione di essere inermi e talvolta isolati non ci dobbiamo dimenticare di essere parte di una collettività che può fare opere immense.
Le studentesse, organizzatrici dell’evento, Giulia Beltramino, Greta Temporin e Francesca Brunori concludono: “Si è trattato di un momento di discussione significativo e intenso, partecipato nonostante la scelta di strutturarlo completamente in inglese: siamo soddisfatte dell'andamento del pomeriggio, della discussione e delle evidenze che ne sono emerse in chiusura.”