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29/03/2024
In Ateneo

Presentato al Politecnico il XII Rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi

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Mariachiara Zanetti, Vice Rettrice per le politiche territoriali, nazionali ed europee

Si è tenuta ieri, presso il Salone d’Onore del Castello del Valentino, la conferenza di presentazione del XII rapporto Istat sulla competitività dei settori produttivi, organizzata dall'Istituto Nazionale di Statistica in collaborazione con il Politecnico. Obiettivo dell’incontro, mostrare al pubblico il quadro aggiornato dell’evoluzione del sistema delle imprese italiane e raccontare, nello specifico dell’edizione di quest’anno, gli effetti causati dalla crisi pandemica e dalla crisi energetica sul tessuto produttivo italiano.

Ad introdurre il dibattito, Mariachiara Zanetti, Vice Rettrice per le politiche territoriali, nazionali ed europee di Ateneo, e il Presidente Istat Francesco Maria Chelli. Tra i relatori dell’incontro, Laura Rondi, docente al Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione-DIGEP del Politecnico, che ha dialogato con Anna Giunta, docente all’Università Roma Tre, e Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte. Per illustrare nel dettaglio i contenuti del rapporto, sono quindi intervenuti Monica Pratesi, Direttrice Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat, Stefano Costa del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat e Claudio Vicarelli del Dipartimento per la produzione statistica dell’Istat. Ha moderato la discussione Davide Colombo, Direttore centrale per i rapporti esterni, le relazioni internazionali, l'ufficio stampa e il coordinamento del Sistan dell’Istat.

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Tavola Rotonda tra: da sinistra Davide Colombo, Anna Giunta, Laura Rondi e Marco Gay

Il rapporto offre una panoramica sui rischi che corre oggi l’impresa italiana in termini di produttività e concorrenza sul mercato, evidenziando, tra i principali, la recessione dell’economia tedesca e l’innalzamento dei tassi d’interesse. Gli effetti della contrazione della domanda tedesca investono diversi settori italiani, in particolare quello della Manifattura (-0,6%), a riflesso del peso preponderante del comparto sull’export nazionale – oltre l’80% nel 2021. L’inasprimento della politica monetaria ha quindi provocato, dal 2022 e per tutto il 2023, un diffuso peggioramento delle condizioni di finanziamento per le imprese, in particolare a causa della crescita dei tassi d’interesse che ha aumentato anche i casi di “domanda scoraggiata”.

Lo scenario economico internazionale ha continuato, per l’intero corso del 2023, a essere caratterizzato da una forte incertezza alimentata sia dalle tensioni geopolitiche – in particolare dalle guerre - sia dagli effetti restrittivi della politica monetaria. Come conseguenza si è osservato un deciso rallentamento della crescita globale, meno accentuato negli Stati Uniti e in Cina e più evidente in Europa.

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Laura Rondi, docente al Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione-DIGEP

L’economia italiana, che dal 2020 sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia da Covid-19, si trova oggi di fronte alla necessità di elaborare strategie nuove per restare competitiva sul mercato, come ridurre progressivamente la dipendenza economica dalla Germania, guardando ad esempio ad altri mercati come quello francese e spagnolo, ed attuando politiche di sostegno alle imprese per fronteggiare il crescente inasprimento dei tassi sugli interessi.

Strategie delineate nel rapporto, che si dedica inoltre a fotografare nel dettaglio le novità riscontrate nell’economia d’impresa italiana di quest’anno: dall’aumento del peso del comparto farmaceutico – che si è posizionato nel 2023 al terzo posto dopo il settore dei macchinari e degli autoveicoli – alla crescita del valore delle multinazionali – in particolare nell’ambito della manifattura – dalla definizione di otto filiere di “rilevanza sistemica” – le filiere con maggiore capacità di incidere sulle dinamiche complessive del sistema che sono Agroalimentare, Mezzi di trasporto su gomma, Energia, Edilizia, Abbigliamento, Macchine industriali, Farmaceutica e Sanità – all’aumento dell’export del Sud del Paese – soprattutto in Campania, Molise e Calabria.