Foto di persone che discutono in un ufficio
09/11/2023
In Ateneo

Master EMBT: essere capaci di guidare la complessità

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Foto di un tavolo di relatori a una conferenza stampa
Il professor Paolucci (il primo a destra) nel corso della presentazione del master al Castello del Valentino

“La tecnologia scrive una porzione importante di futuro, ma alcune parti del copione e soprattutto la riuscita dell’intera opera, dipendono da chi la interpreta. È qualcosa che vale anche per le aziende. Servono però conoscenze diverse dal passato. Serve la capacità di comprendere insieme tecnica ed economia mettendo al centro le persone che delle imprese sono il vero motore, senza perdere efficienza e, anzi, acquisendo competitività”.  Emilio Paolucci – docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione-DIGEP del Politecnico - sintetizza così il cuore dell’Executive Master Business & Technology di cui è Direttore scientifico.

L’EMBT è progettato e realizzato dalla Scuola Master del Politecnico e da CUOA Business School. Il primo ciclo formativo è iniziato il 27 ottobre di quest’anno, per una durata prevista di 20 mesi (fino al 19 luglio 2025), 10 i moduli didattici, 500 ore di formazione, oltre 25 i docenti coinvolti e 30 i partecipanti provenienti da alcune delle migliori imprese operanti in Italia.

Un percorso di due anni per anticipare e rafforzare competenze e permettere a manager e imprenditori di governare le sfide del futuro con il coinvolgimento e il contributo attivo di una ventina di imprese.

“Il nostro obiettivo è fornire gli strumenti per acquisire una vera cultura politecnica capace di cogliere aspetti dell’impresa solo in apparenza distanti – aggiunge Paolucci - ma in realtà sempre più compenetrati tra di loro e la cui conoscenza costituisce il fondamento del buon manager e dell’imprenditore avveduto”.

Tutto parte dal superamento della vecchia impostazione di gestione d’impresa. “Il management di una volta – dice Paolucci -, significava controllo e organizzazione gerarchica. Oggi il ruolo del manager non è solo controllare ma prima, e soprattutto, deve essere capace di capire come prendere le decisioni migliori nel più breve tempo possibile sulla base di dati ed esperienza, come far lavorare insieme le persone esaltando le competenze dei singoli, come gestire l’incertezza”. Un’impostazione che segue alcune parole d’ordine come resilienza e flessibilità, ma che deve essere resa concreta e operativa.

“Il Master di cui è iniziata la prima edizione, cerca di soddisfare due bisogni”, sottolinea Paolucci che precisa: “C’è l’obiettivo che le imprese devono raggiungere di miglioramento dei conti, ampliamento dei mercati, efficientamento dei processi. Ma c’è anche il bisogno delle persone di acquisire competenze nuove e diverse da quelle tradizionali; conoscenze che facciano crescere professionalmente e che spesso non si possono raggiungere solo con la pratica”.

Si tratta di bisogni che possono essere soddisfatti insieme: per le aziende non conviene più avere persone che magari costano poco e lavorano mediamente bene, ma che non sono in grado di fare accelerare l’impresa.

“Detto in altro modo – sottolinea Paolucci -, il Master forma manager capaci di interpretare le tecnologie non solo dal punto di vista tecnico, ma anche tenendo conto delle relazioni tra tecnologie diverse, del loro sviluppo e della necessità di guidarlo e non solo prevederlo o, peggio, seguirlo. Un ambito d’azione in cui deve prevalere la visione d’impresa su quella semplicemente funzionale. Così come occorre essere capaci di guardare fuori dal proprio stabilimento: la conoscenza della concorrenza e dei mercati, di quanto accade nei sistemi economici nei quali l’impresa si muove costituiscono altrettanti ambiti di formazione”. Tutto senza dimenticare le persone. Paolucci precisa: “Insegniamo anche a lavorare insieme in un ambiente decisionale molto più complesso e dinamico rispetto al passato. Questo è fondamentale. Se le persone non sono capaci di condividere idee, svilupparle e ad applicale correttamente, per l’impresa è un disastro. C’è bisogno invece di persone in grado di lavorare bene tra di loro per affrontare causalità più complesse di prima e riuscire a guidarle in tempi più rapidi”.

Ma perché tutto questo? L’EMBT risponde ad un cambiamento radicale e senza precedenti nelle condizioni in cui le imprese si trovano a lavorare, una transizione su più livelli (energetica, digitale, sociale, ambientale), un passaggio che è in corso e che obbliga le organizzazioni ad andare oltre il “business as usual” e ad apprendere nuove modalità di creazione di valore, di progettazione di prodotti e servizi, di ricollocazione su nuove catene globali del valore la cui evoluzione dipende anche dall’evoluzione di fattori geopolitici e di evoluzione nei modelli nell’internazionalizzazione di impresa

EMBT, quindi, come modello nuovo ed evoluto di master utile per chi ha una formazione tecnica (e magari è abituato solo a vedere il particolare), ma anche a chi ha una formazione economica e deve acquisire la capacità di comprendere le tecnologie. Perché è la complessità la sfida per tutti.