Foto di due persone davanti a un computer
26/07/2023
Ricerca e innovazione

L’IA per la gestione delle complicazioni cliniche in terapia intensiva

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Foto di tre persone sedute davanti ai loro computer

Usare l’Intelligenza Artificiale per aiutare i medici a prevenire e gestire meglio le complicazioni renali dei pazienti durante il ricovero in terapia intensiva, riducendone i costi associati e migliorando la qualità della cura. È questo oggi l’obiettivo del lavoro di U-care Medical, spin-off del Politecnico che dal 2021 si dedica agli sviluppi dell’IA in campo medico e che adesso è pronto alla collaborazione con altre imprese.

A delineare l’attività di U-care Medical è Andrea Ancona, ingegnere con un dottorato in fisica ed Executive MBA, amministratore e co-fondatore della società. “U-Care Renal Platform – spiega Ancona -, è un software nato in parallelo alle mie ricerche sulle nanotecnologie in ambito medicale. Il software è stato brevettato nel 2019 e nel 2020 ha vinto il Premio Nazionale Innovazione (PNI). Abbiamo lavorato due anni circa all’interno del Politecnico, poi abbiamo fondato l’azienda che è incubata presso l’Incubatore di Imprese Innovative Politecnico di Torino I3P”. Oggi U-care Medical occupa 5 persone, oltre ad Ancona, con profili data-scientist, informatici e gestionali e 2 PhD.

 

Al centro del lavoro è la U-Care Renal Platform, un software messo a punto per le complicazioni renali che riesce a prevedere il decorso della patologia agevolando così la gestione delle complicazioni eventuali a carico dei pazienti in terapia intensiva. “Il nostro software – viene spiegato – elabora una mole enorme di dati clinici già presenti negli archivi delle terapie intensive e riesce, sulla base di avanzati algoritmi di Intelligenza Artificiale, a prevedere l’insorgenza di un danno renale ed anticiparne l’evoluzione. Per la sua costruzione e per le fasi di validazione retrospettica abbiamo analizzato dati di circa 500mila pazienti. Adesso siamo nella seconda fase: l’applicazione del software in condizioni reali. Ci stanno aiutando tre ospedali, due in Italia e uno in Spagna. Entro la fine del 2023 prevediamo di arrivare alla certificazione del software come dispositivo medico e l’avvio dell’attività commerciale”.

Il team di U-care Medical pensa però già agli sviluppi successivi. “Lo stesso software – dice Ancona -, può essere applicato anche su altre complicazioni sviluppate dai pazienti durante il ricovero in terapia intensiva, come quelle legate alle infezioni oppure ai disturbi polmonari”. E non solo, perché U-Care Medical sta anche pensando a come far evolvere ulteriormente la tecnologia, sviluppando un’IA che non sia solo predittiva, ma anche prescrittiva. “Puntiamo – dice l’amministratore della società -, ad arrivare ad un software che aiuti il medico nell’individuazione del trattamento più adatto a seconda del decorso della malattia”.

U-Care Medical, così, rappresenta una delle migliori approssimazioni ad un futuro che è già presente: la collaborazione stretta tra ingegneria e medicina. Un orizzonte che può coinvolgere anche altre imprese. “Gli ambiti di collaborazione già oggi possono essere almeno due”, dice Ancona che precisa: “Il primo è quello commerciale per i mercati esteri che potrà scattare quando avremo certificato il software. Il secondo spazio di collaborazione riguarda la ricerca e lo sviluppo su altri due fronti. Da un lato possiamo essere partner di sviluppo di IA sempre nell’ambito medicale; dall’altro possono esserci collaborazioni con i produttori di dispostivi medici.  Un certo interesse può nascere anche per le case farmaceutiche con l’individuazione delle terapie e quindi dei farmaci più adatti sulla base della corretta previsione della malattia fornita dall’IA”.