Inaugurato l'anno accademico nella sede di Mondovì
Al termine dei saluti di apertura ha preso la parola il Rettore Guido Saracco per presentare la relazione inaugurale dal titolo “L’Università come propulsore territoriale”, nella quale ha ribadito l’importanza dell’azione di “rigenerazione urbana e territoriale che le università possono generare se sapremo costruire quelle Comunità di Conoscenza e Innovazione alle quali già stiamo lavorando su molteplici direttive, dall’economia circolare, alla mobilità, all’aerospazio, al digitale: luoghi fisici e in rete per promuovere la collaborazione tra Università, Industria, Stato e comunità locali e i corpi intermedi tipici di ciascun territorio (fondazioni bancarie, associazioni datoriali, sindacali, ordini professionali, ecc.) indispensabile per instaurare nel nostro Paese un’economia della conoscenza, oggi unico modello proponibile per rimettere in moto l’ascensore sociale e trovare una nuova via allo sviluppo”.
Lo ha seguito il Direttore Generale Vincenzo Tedesco con un intervento dal titolo “L’impatto dell’Università sul territorio” nel quale ha sottolineato che “L’istituzione universitaria rappresenta da sempre una garanzia di crescita e miglioramento per il territorio in cui è insediata. L’Università e la sua città hanno l’esigenza di stabilire relazioni costruttive in un’ottica di reciproca utilità e proprio la costruzione di un rapporto solido e continuativo è uno degli aspetti chiave del processo di innovazione in atto. È necessario comunicare le conoscenze prodotte all’interno dell’Università per costruire reti di relazioni con il mondo “esterno” e con il territorio, inteso come tessuto economico locale. Tali conoscenze si traducono quanto più rapidamente possibile in sviluppo dei territori, benessere per i cittadini, nuove occasioni di impresa e di lavoro. Tutto ciò non sarebbe possibile senza il contributo delle Fondazioni e del Comune di Mondovì”.
Francesco Laio, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI del Politecnico ha quindi concluso con una Lectio Magistralis dal titolo “Crisi idrica e transizione ecologica” nella quale ha illustrato le principali cause della crescente siccità in Piemonte e la necessità di attuare una trasformazione intelligente delle infrastrutture esistenti che convergano verso soluzioni più resilienti. Il passaggio all’irrigazione a goccia invece che a scorrimento o ad aspersione, il rinnovamento della rete di distribuzione dell’acqua e la creazione di micro bacini di accumulo, che integrino gli invasi di grandi dimensioni attualmente esistenti, sono tra le soluzioni indicate come maggiormente efficaci, anche guardando ad esempi virtuosi come il sud Italia, la Spagna e gli USA.