Foto del palco e del pubblico in Aula Magna con gli ospiti sul palco
12/05/2023
In Ateneo

Il cambiamento che serve all’Italia? Tutela dell’ambiente e dignità del lavoro

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Il Rettore Guido Saracco dialoga con Carlo De Benedetti

Merito, educazione civica, rispetto dell’ambiente. E ancora: politica, evasione fiscale, ambizione. Sono tanti i temi, anche scomodi, che hanno animato il dialogo tra il Rettore Guido Saracco e l’ingegner Carlo De Benedetti di ieri sera in Aula Magna, attorno agli argomenti dell’ultimo libro dell’ex-allievo dell’Ateneo “Radicalità. Il cambiamento che serve all’Italia”. L’incontro è stato organizzato per riflettere sulla situazione del nostro paese secondo una prospettiva diversa, capace di dare speranza alle giovani generazioni e nuova linfa alla partecipazione democratica.

“Cosa si inserisce nello spazio del possibile, tra disastro e rinascita? Oggi è il tempo del coraggio”: la proposta, in un mondo dagli equilibri pericolosamente instabili, potrebbe essere un progetto di cambiamento focalizzato su due punti fondamentali: la salvezza del pianeta e la dignità del lavoro.

“La mia generazione ha una grande responsabilità nell’aver rovinato l’ambiente – riconosce De Benedetti in merito al primo punto in discussione - Basti pensare che abbiamo inventato la plastica. Nessuno si è posto il problema delle conseguenze di invenzioni che sul momento sono sembrate molto utili alla vita quotidiana. La mentalità era di innovare, senza pensare che tutto ha un prezzo. Il prezzo che il pianeta paga per le invenzioni della mia generazione è altissimo e per questo arrivato alla mia età, vedendo le montagne cambiare, i ghiacciai che si ritirano, i fenomeni climatici estremi credo che il primo punto di attenzione su cui dobbiamo concentrarci sia la salvezza del nostro pianeta”.

“Credo che dovrebbe essere proibito consumare anche un solo metro quadro in più di suolo nel nostro Paese”, prosegue. “Siamo una società con demografia negativa, quindi non abbiamo bisogno di costruire, ma di riadattare le costruzioni esistenti. Così si crea lavoro, ma si rinforza anche la tradizione italiana nel nostro patrimonio edilizio”.

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Il dialogo tra Saracco e De Benedetti sul palco dell'Aula Magna

Sul tema delle energie rinnovabili, il Rettore Saracco fornisce uno spunto ricordando come ci si trovi in una fase di cambiamento potenziale: “Abbiamo digitalizzato la città di Torino e qualificato gli edifici con le termografie. Quindi il Comune dispone di una mappa per programmare, ad esempio, comunità energetiche e iniziative legate alle energie rinnovabili e questo apre scenari di rinnovamento molto interessanti”.

Un secondo fenomeno che De Benedetti identifica come grande problema che affligge l’Italia è quello delle diseguaglianze sociali e del lavoro: “Il lavoro è il tema chiave, che riguarda tutti. Noi abbiamo nel nostro Paese delle eccellenze artigianali che nessuno ha, ma dall’altra parte i salari minimi più bassi d’Europa. Abbiamo sbagliato nel considerare la globalizzazione e l’immigrazione come fonte di lavoro a basso costo, pensando che l’Italia potesse diventare una specie di Cina d’Europa. I salari bassi sono dannosi, e non solo per i lavoratori, ma anche per l’industria che non ha la pressione dell’incremento dei salari e quindi non ha attuato in pieno l’innovazione nei metodi di produzione, avendo a disposizione manodopera a basso costo”, prosegue De Benedetti.

Il dialogo prosegue su tematiche anche scomode, quali ad esempio l’evasione fiscale o il merito: “Non abbiamo nel nostro Paese provvedimenti che hanno davvero per oggetto il merito”, ricorda l’ingegner De Benedetti, che coglie l’occasione per tornare sul tema grazie dalla domanda di uno studente per collegare il tema all’ambizione: “Non credo che in Italia manchino le ambizioni, ma è cambiata la taglia delle imprese: oggi sarebbe impossibile costruire la Fiat. La nostra è una storia di artigiani diventato artisti, e mi riferisco ad esempio ad Armani, a Del Vecchio. Ci sono tante aree del Paese in cui si può incontrare l’ambizione, i casi sono tantissimi e molti sconosciuti, non solo in ambito industriale, ma ad esempio anche in agricoltura. Il nostro problema è più umano che imprenditoriale: le nostre sono soprattutto aziende famigliari – chiosa con ironia De Benedetti - che hanno un problema di fondo: non si capisce perché il figlio del re debba essere per forza intelligente”.

Le domande finali del pubblico sono l’occasione per un richiamo all’attività di De Benedetti come editore, convinto che ancora oggi i giornali abbiano un ruolo nell’aiutare i lettori a mettere in ordine e comprendere le notizie nel flusso continuo a cui ormai siamo sottoposti, e per tornare sulle tematiche del merito e del coraggio nell’imprenditoria.

“Quello che ci portiamo a casa da questo incontro, così partecipato, è soprattutto la necessità di riflettere su quello che anche come università possiamo fare per accrescere questo senso civico, che è poi la base di una democrazia che funziona e del lavoro ben fatto, in tutti i campi, come ci ha ricordato l’ingegner Carlo De Benedetti”, conclude il Rettore Saracco: “Cercheremo sicuramente di fare ancora di più per formare autentici cittadini”.