I brevetti congiunti, leve di competitività per le imprese
I brevetti in contitolarità tra il Politecnico e le aziende costituiscono un importante risultato che deriva dai contratti di ricerca e collaborazione. I brevetti congiunti sono una leva di competitività importante, che permette la creazione di filiere di “ricerca-produzione”, e rappresentano una delle migliori espressioni del modo con il quale il Politecnico interpreta il suo ruolo sul territorio e nell’economia del Paese.
A parlarne è Gianmario Pellegrino, docente presso il Dipartimento Energia-DENERG e delegato della Vicerettrice Giuliana Mattiazzo per l’Innovazione scientifico-tecnologica in merito al trasferimento tecnologico alle imprese. Pellegrino spiega: “Per il Politecnico è fondamentale dare vita a brevetti congiunti con le imprese: noi siamo molto bravi a fare ricerca, molto meno ad arrivare al mercato con nuovi prodotti che, invece, è quanto sanno fare bene le aziende. In altri termini, per noi i brevetti congiunti sono un modo naturale per valorizzare quello che facciamo in termini di sbocchi commerciali; per le imprese i brevetti congiunti sono uno strumento efficace per fruire concretamente dei risultati della ricerca e trasferirli ai mercati”.
Per comprendere meglio di cosa si sta parlando, Valeria Catanzaro – che nella Direzione RIMIN - Ricerca, Rapporti con le Imprese e Innovazione è responsabile dell’Ufficio valorizzazione della ricerca – indica quanti brevetti attivi ha l'Ateneo e in quali campi. Si tratta di 280 tecnologie brevettate di cui 85 sotto forma di brevetti congiunti; i settori coperti sono ad oggi quelli di ingegneria civile ed edilizia, materiali, energia, ingegneria industriale, ingegneria aeronautica e spaziale, automotive, biomedicale, informatica ed elettronica, architettura e design.
Tutto questo è il risultato di una relazione di lavoro alla pari che si instaura per arrivare ad un brevetto congiunto, con vantaggi per ciascuna parte coinvolta. Per il Politecnico, ad esempio, è possibile sviluppare concretamente i risultati della propria ricerca che altrimenti rimarrebbero nei laboratori; per le aziende si tratta di attuare in un brevetto i risultati della collaborazione con l’Ateneo, brevetto che potrà essere sfruttato commercialmente e costituire quindi un asset di valore.