Al Politecnico gli esami si svolgono nel Metaverso
La realtà virtuale irrompe al Politecnico e si fa protagonista del nuovo insegnamento Realtà virtuale e fragilità condotto da Anna Osello, docente al Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica-DISEG, e da Umberto Manera, ricercatore all’Università degli Studi di Torino, nell’ambito del corso curriculare Grandi sfide – Salute.
Una sperimentazione, quella offerta agli e alle studenti di Ateneo, che indaga le tematiche oggetto del corso con un approccio nuovo, capace di simulare i risultati previsti in una realtà alternativa, virtuale e immersiva. Parliamo quindi di Metaverso: i partecipanti, mediante l’uso di appositi visori, hanno affrontato la modellazione digitale in relazione alla tipologia di fragilità scelta.
Sono infatti le fragilità degli individui – dalle malattie del corpo ai disturbi della mente – l’argomento al centro dell’insegnamento proposto che, grazie alla sinergia tra discipline diverse – ingegneristiche e umanistiche – esplora le potenzialità degli strumenti digitali nel progettare spazi condivisi e interconnessi in cui gli utenti possano interagire tramite propri avatar. Aumentare la realtà con la virtualità: questo lo scopo dell’esperienza formativa che si prefigge di offrire attività di intrattenimento per chi soffre di patologie debilitanti attraverso un percorso costruito a scopo terapeutico.
Dalle lezioni agli appelli d’esame, l’intero insegnamento si è svolto nel Metaverso con i docenti e i collaboratori presenti anch’essi nella realtà virtuale modellata dai partecipanti. Si è iniziato con la fotografia di una baita di montagna nella Valle Cervo – caso studio del progetto PNRR NODES.
Sono stati formati in totale 23 gruppi multidisciplinari, ciascuno composto dai sei studenti; per ogni gruppo è stata quindi identificata una particolare patologia ed è stato modellato, di conseguenza, lo spazio virtuale secondo le esigenze proprie delle persone affette da tale patologia.
“Montagna digitale e Sostenibile” – ad esempio, parte da Heidi, il cartone animato che parla di inclusività in maniera naturale, grazie alle relazioni della protagonista con la nonna cieca del suo migliore amico Peter e di Clara, una ragazzina di 12 anni costretta su una sedia a rotelle dalla poliomielite. La sfida di poter trascorrere del tempo in montagna facendo attività stimolanti è stata infatti lanciata al termine della prima lezione dall’ingegnere Roberto Cinquina per voce della moglie Grazia Tomaino, persone che hanno dovuto cambiare totalmente il paradigma della loro vita famigliare dal momento in cui a lui è stata diagnosticata la Sclerosi Laterale Amiotrofica.
E ancora, scenari virtuali progettati per rispondere alle esigenze di chi soffre di sordomutismo – con la realizzazione, ad esempio, di un percorso di ricca cartellonistica che riporta indicazioni scritte nel linguaggio dei segni.
Umanità è stata la cifra dell’esperienza, empatia la ragione che ha guidato le diverse attività messe in campo dagli e dalle studenti: un esempio di offerta formativa all’avanguardia, quello studiato dalla professoressa Anna Osello e dal ricercatore Umberto Manera, che unisce le competenze tecniche alla capacità di provare emozioni e senso di responsabilità verso l’altro, in particolare per chi, rispetto a noi, ha bisogno di maggiori cure a attenzioni. Con l’obiettivo, ultimo, di formare ingegneri a tutto tondo, capaci di progettare gli spazi pubblici con precisione e al contempo di tutelare quelle fragilità – di qualsiasi tipo esse siano – che esistono all’interno della nostra società.