Le attività d’ufficio sono da sempre riconosciute come a basso rischio.
Ciononostante, le statistiche mostrano una frequenza significativa di eventi dannosi che coinvolgono lavoratrici e lavoratori occupati negli ambienti d’ufficio. Tali eventi dannosi possono derivare da problematiche di sicurezza, come nel caso di cadute, urti contro mobilio, caduta dall’alto di materiale non perfettamente posto negli armadi eccetera, e da problematiche di salute, come nel caso di posture non ergonomicamente corrette assunte per molto tempo o microclimi inadatti al lavoro.
Per evitare l’insorgere di tali problematiche, il Servizio Prevenzione e Protezione coadiuva le Strutture tecniche dell’Amministrazione e i Dipartimenti nell’individuazione delle specifiche relative alla salute e sicurezza da implementare negli uffici esistenti o in quelli di nuova realizzazione.
Temperatura nei luoghi di lavoro
La temperatura dei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti a lavoratrici e lavoratori.
Aerazione
Nei luoghi di lavoro chiusi, lavoratrici e lavoratori devono disporre di aria salubre in quantità sufficiente, ottenuta preferenzialmente con aperture naturali e, quando ciò non sia possibile, con impianti di areazione.
- Assicurare un adeguato numero di ricambi d’aria (apertura finestre 5 minuti ogni 2 ore),
- Verificare che vengano effettuate regolare manutenzione e pulizia dei filtri e delle bocchette dell’impianto di aerazione,
- Non ostruire le bocchette di emissione dell’aria,
- Eliminare rapidamente sedimenti e sporcizia.
Illuminazione
- Salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale,
- Tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un’illuminazione artificiale adeguata,
- Tener conto di superfici finestrate e di lampade o di superfici riflettenti che potrebbero creare fenomeni di riflesso o di abbagliamento.
Elementi di attenzione:
- Abbagliamento diretto per la presenza di finestre, superfici luminose o lampade non schermate, nel campo visivo della/del lavoratrice/lavoratore.
- Abbagliamento indiretto per riflesso dovuto alla presenza di superfici lucide riflettenti (metalli, specchi, ecc.).
- Abbagliamento per contrasto tra superfici illuminate e ambienti scuri (es. un segnale luminoso in un ambiente buio).
Condizioni generali di benessere
- Comfort termico: temperatura raccomandata 20°C inverno (18-22) e 26°C in estate,
- Evitare sbalzi termici elevati (max 6-7 °C),
- Umidità relativa 40-60%,
- Corretto ricambio d’aria (naturale/forzato),
- Evitare esposizione a correnti d’aria,
- Evitare ambienti eccessivamente rumorosi,
- Illuminazione adeguata (300-500 lux) con lampade dotate di griglia antiriflesso o schermate,
- Finestre con dispositivi di schermatura.
Il Servizio Prevenzione e Protezione effettua sopralluoghi e misurazioni mirati a valutare potenziali condizioni di discomfort e collabora a definire le eventuali contromisure tecniche e organizzative da implementare.
Definizioni - D.lgs. 81/08 Tit VII
Addetti al videoterminale: coloro che utilizzano il videoterminale in modo sistematico e abituale per almeno 20 ore settimanali, dedotte le pause prescritte per legge.
Videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato.
Posto di lavoro: l'insieme che comprende le attrezzature munite di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati, incluso il mouse, il software per l'interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro immediatamente circostante.
Rischi associato all’uso di videoterminali
Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo:
1. ai rischi per la vista e per gli occhi:
- Errate condizioni di illuminazione,
- Ubicazione errata rispetto alle finestre ed alle fonti di luce, con conseguenti abbagliamenti, riflessi o eccessivi contrasti,
- Microclima sfavorevole (umidità, temperatura, correnti),
- Errata regolazione dei parametri software dello schermo,
- Postazione di lavoro non ergonomica,
- Impegno visivo ravvicinato e protratto nel tempo,
- E’ importante distogliere spesso lo sguardo dallo schermo per fissare oggetti lontani.
2. ai problemi legati alla postura ed all'affaticamento fisico o mentale:
- Disturbi alla colonna vertebrale dovuti alla posizione sedentaria protratta e/o scorretta,
- Disturbi muscolari dovuti all’indolenzimento dei muscoli perché poco irrorati dal sangue per la posizione contratta statica,
- Disturbi a mano e avambraccio dovuti all’infiammazione dei nervi e dei tendini sovraccaricati o compressi,
- Alternare regolarmente la postura assumendo una posizione eretta.
3. alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale.
Il piano di lavoro
- Stabile,
- Superficie a basso indice riflettente,
- Dimensione sufficiente per permettere una disposizione flessibile dello schermo, della tastiera e del materiale accessorio,
- Altezza da terra indicativamente compresa tra 70 e 80 cm, per consentire l’alloggiamento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli, se presenti,
- La profondità deve assicurare un’adeguata distanza visiva dallo schermo e consentire l’appoggio di mani e avambracci.
Il sedile ergonomico
- Stabile,
- Altezza della seduta regolabile,
- Dimensioni della seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore,
- Meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione e facilmente spostabile,
- Adeguato supporto alla regione dorso-lombare dell’utente,
- Schienale con altezza e inclinazione regolabili,
- Sia lo schienale che la seduta devono avere bordi smussati ed essere costituiti da materiali traspiranti e pulibili.
Requisiti dimensionali UNI EN 1335 -1
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Seduta tipo A Maggiori possibilità di regolazione |
Seduta tipo B Requisiti e dimensioni intermedie |
Seduta tipo C Requisiti e dimensioni di base |
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H minima sedile |
minore di 40 cm |
minore di 42 cm |
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H massima sedile |
maggiore di 51 cm |
maggiore di 48 cm |
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Stando seduti, possibilità di regolare inclinazione e profondità del sedile |
necessario, escursione minima profondità del sedile di 50 cm |
non necessario |
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Stando seduti, possibilità di regolare in altezza il supporto lombare (con schienale fisso o mobile) |
necessario, escursione minima di 50 cm |
nessun requisito specificato |
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Stando seduti, possibilità di regolare inclinazione dello schienale |
necessario |
nessun requisito specificato |
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Distanza interna tra i braccioli |
minima 46 cm, massima 51 cm |
minima 46 cm |
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Larghezza minima schienale |
maggiore o uguale a 36 cm |
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Larghezza minima sedile |
maggiore o uguale a 40 cm |
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Lo schermo
- Buona definizione dell'immagine,
- Immagine stabile, senza sfarfallamento o tremolio,
- Orientabile ed inclinabile, regolabile in altezza,
- Forma chiara e una grandezza sufficiente dei caratteri, con adeguato spazio tra di essi,
- Corretto contrasto di luminosità tra i caratteri e lo sfondo dello schermo, facilmente regolabile per l'adattamento alle condizioni ambientali,
- Assenza di riflessi o riverberi,
- Parte superiore dello schermo all’altezza degli occhi e sguardo perpendicolare al monitor ad una distanza compresa tra i 50 e i 70 cm.
Tastiera e mouse
- Separata dallo schermo e facilmente regolabile,
- Meccanismo che consenta di variare la pendenza,
- Superficie opaca per evitare i riflessi,
- I simboli dei tasti devono presentare sufficiente contrasto ed essere leggibili,
- Il mouse o gli altri dispositivi di puntamento devono essere posti sullo stesso piano della tastiera, in posizione facilmente raggiungibile e disporre di spazio adeguato per il loro uso.
Dispositivi VDT portatili
Anche per un notebook è importante approntare la postazione di lavoro regolando la sedia, posizionando e regolando lo schermo, con particolare attenzione alla posizione di finestre o fonti di luce che potrebbero abbagliare o creare fastidiosi riflessi.
In caso di uso continuativo di un notebook, è necessario l’uso di tastiera e mouse esterni.
Idoneità all’uso di VDT
Prima di essere addetto all’uso del videoterminale, la lavoratrice/il lavoratore deve:
- Essere sottoposto a visita medica da parte del medico competente e, se necessario, da parte di un medico oculista,
- Le successive visite di controllo sono obbligatorie, con una periodicità biennale, per lavoratrici e lavoratori che sono risultati “idonei con prescrizioni o limitazioni” e per i lavoratori che abbiano compiuto il 50° anno di età, e quinquennale in tutti gli altri casi,
- In qualsiasi momento ogni lavoratrice/lavoratore può richiedere di essere sottoposto a visita di controllo, qualora accusi disturbi alla vista che potrebbero essere collegati all’uso del videoterminale.
Con il termine toner si identifica la polvere finissima, nera o colorata, formata da particelle di diametro pari a 2 - 10 μm, usata nelle macchine fotocopiatrici o nelle stampanti.
Nel processo di stampa e di fotocopia in cui si utilizzano macchine laser a toner, i componenti del toner vengono fissati sulla carta da processi chimici e fisici.
Tali processi possono liberare particelle aerodisperse di toner e di carta, gas ozono ed eventualmente composti organici volatili (COV), che vengono rilasciati nell’aria.
Dall’analisi delle Schede di Sicurezza dei toner utilizzati presso il Politecnico e da misurazioni ambientali svolte presso diversi locali è possibile rilevare che:
- i toner utilizzati non sono classificati come materiali pericolosi,
- il loro corretto utilizzo non evidenzia per i lavoratori esposizioni rilevanti.
Per quanto concerne l’uso corretto, si considera ideale:
- posizionare le stampanti a toner utilizzate frequentemente in luoghi ventilati, preferibilmente dove non vi è presenza continuativa di lavoratrici e lavoratori, come ad esempio gli atri e i corridoi,
- in caso di utilizzo prolungato o intensivo delle stampanti a toner in ambienti scarsamente aerati, è consigliabile assicurare un'adeguata aerazione del locale tramite abituale apertura delle finestre.
Infine, per le operatrici e gli operatori che effettuano come attività lavorativa principale il cambio dei toner, il Servizio Prevenzione e Protezione ha elaborato una procedura operativa specifica, basata sull’utilizzo di dispositivi di protezione collettiva (aspira-toner, pulizie ad umido, ecc.) e personale (maschera usa e getta FFP2, guanti, eventuale camice).
Sono i rischi che dipendono dalle cosiddette “dinamiche aziendali”, cioè dall’insieme dei rapporti lavorativi, interpersonali e di organizzazione che si creano all’interno di un ambito lavorativo. L’organizzazione del lavoro, ad esempio, svolge un ruolo fondamentale soprattutto per quanto riguarda l’intensità del lavoro sia dal punto di vista psicologico che fisico, quindi i rischi che ne possono derivare devono essere attentamente valutati dal Datore di Lavoro e dal Medico Competente.
Lo sviluppo di strumenti idonei a programmare una distribuzione più equa o più gratificante del carico delle mansioni da svolgere, possono essere degli ottimi metodi per migliorare le condizioni lavorative:
- Processi lavorativi chiaramente definiti e noti a tutti.
- Partecipazione alle decisioni ed autonomia operativa.
- Assegnazione di compiti eseguibili in relazione alle capacità individuali.
- Possibilità di accedere a training, formazione o aggiornamento.
- Alternare mansioni monotone e ripetitive ad attività che richiedono riflessione.
- Evitare continue interruzioni del lavoro.
- Ridurre fattori di disturbo ambientali.
- Chiarezza nelle responsabilità.
- Comunicazione efficace tra colleghe/i, collaborattrici/ori e superiori.
- Gestione dei conflitti irrisolti.
- Alternanza e pause nelle mansioni a contatto diretto con pubblico.
A questa catalogazione dei rischi è stato aggiunto negli ultimi anni un rischio particolare denominato “rischio di stress da lavoro correlato”, il quale viene considerato uno dei più difficili da individuare a causa dell’assenza di un danno causato immediatamente riscontrabile. A questa tipologia appartengono soprattutto quei rischi di origine psico-sociale che colpiscono l’aspetto emotivo della lavoratrice/del lavoratore.
Si definisce Stress, quello stato, che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali che consegue dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. In termini generici quindi è importante sottolineare come lo Stress non sia di per se una malattia, bensì una condizione innescata nell’organismo umano da parte di una fonte o sollecitazione esterna che comporta una serie di adattamenti che, se protratti nel tempo, possono assumere carattere di patologia.
Trasferendo il concetto generale agli ambienti di lavoro si può definire quindi lo Stress da Lavoro Correlato, come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro, eccedono le capacità individuali per fronteggiare tali richieste. Esiste infatti uno stress, a dosi accettabili, che ha effetti positivi sul nostro organismo, consentendoci di reagire in modo efficace ed efficiente agli stimoli esterni e di innescare un’adeguata soglia di attenzione verso le esigenze dell’ambiente; un’esposizione prolungata a fattori stressogeni invece, può essere fonte di rischio per la salute dell’individuo, sia di tipo psicologico che fisico, riducendo l’efficienza sul lavoro (assenteismo, malattia, richieste di trasferimenti…).
Importante sottolineare e distinguere il concetto di Stress Lavoro Correlato, da quello di Mobbing inteso come una persecuzione sistematica messa in atto da una o più persone allo scopo di danneggiare chi ne è vittima fino alla perdita del lavoro.
Una seconda distinzione opportuna da ricordare è quella relativa al fenomeno conosciuto come Burn-Out definito come: l’esito patologico di un processo stressogeno che colpisce le persone che esercitano professioni d’aiuto, qualora queste non rispondano in maniera adeguata ai carichi eccessivi di stress che il loro lavoro li porta ad assumere. Questo fenomeno quindi, conosciuto già dagli anni ’70, è il risultato patologico di una componente di fattori di stress e di reazioni soggettive che colpisce solo quelle professioni rivolte ad aiutare altre persone (medici, infermieri, avvocati, sacerdoti…) e che porta il soggetto a “bruciarsi” attraverso un meccanismo di eccessiva immedesimazione nei confronti degli individui oggetto della attività professionale, facendosi carico in prima persona dei loro problemi e non riuscendo quindi più a discernere tra la loro vita e quella propria.