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25/03/2024
Ricerca e innovazione

Un linguaggio più inclusivo grazie all’intelligenza artificiale

Combattere gli stereotipi e le disparità di genere nel linguaggio oggi si può grazie all’intelligenza artificiale. Lo sostiene il Politecnico che, insieme all’Università di Bologna e all’Università di Tor Vergata, partecipa al progetto E-MIMIC – Empowering Multilingual Inclusive comMunICation, finanziato dal Bando MUR PRIN-22. Gli studi condotti in collaborazione dai tre atenei hanno portato all’elaborazione di Inclusively”, un algoritmo innovativo frutto del dialogo tra sapere umanistico e scientifico, risultato delle ricerche sviluppate dai team dei linguisti e data scientist coinvolti nel progetto.

Se i primi si sono occupati di individuare e comprendere i meccanismi alla base della costruzione di stereotipi linguistici e routine comunicative, i secondi, coordinati da Tania Cerquitelli, docente al Dipartimento di Automatica e Informatica-DAUIN e presidente del CUG – Comitato Unico di Garanzia del Politecnico, si sono impegnati a trasformare le informazioni raccolte in regole per addestrare l’algoritmo, così che questo possa applicarle in modo automatico ad una più grande mole di casi e documenti. “Inclusively” è stato quindi utilizzato per alimentare un software d’avanguardia, capace di comporre in modo automatico testi inclusivi e di correggere forme inappropriate di testo.

A sperimentare per prima i benefici del nuovo algoritmo sarà la pubblica amministrazione: al vaglio dei ricercatori i testi che rappresentano la prima porta di accesso dei cittadini ai differenti servizi sociali, culturali ed economici pubblici. Un materiale che, proprio per la sua centralità, deve possedere un linguaggio inclusivo e rispettoso delle diversità, privo di formule stereotipate e pregiudizi.

È infatti la scelta delle parole a determinare la percezione che abbiamo del mondo: il linguaggio comune contribuisce per primo a costruire la realtà che ci circonda, e come facciamo uso di questo linguaggio diventa pertanto fondamentale nel raggiungimento della piena parità sociale. L’algoritmo sviluppato intende riflettere proprio su questo, su come sia possibile garantire un utilizzo corretto delle parole all’interno dei testi che regolano abitudini, usi e costumi.

“Inclusively fornisce agli utenti un’interfaccia di assistenza alla scrittura che scansiona i documenti per identificare i frammenti di testo che mancano di inclusività – spiega Tania Cerquitellil’algoritmo sfrutta la modellazione generativa per riformulare queste porzioni di testo in un modo che sia neutro rispetto al genere e ai criteri inclusivi definiti”.

Sono in realtà tre le interfacce messe a disposizione dall’algoritmo, progettate dai ricercatori per rispondere ai differenti livelli di conoscenza e padronanza del linguaggio informatico posseduti dagli utenti che faranno uso della tecnologia. La prima interfaccia è di semplice uso anche e soprattutto per i non addetti ai lavori, che possono così inserire testi ed avere da Inclusively il suggerimento dei passaggi su cui è necessario intervenire e uno spettro di alternative più rispettose. La seconda interfaccia è invece di valutazione e annotazione, ed è rivolta ai linguisti ed utenti esperti a cui consente di inserire manualmente categorizzazioni aggiuntive per un ulteriore perfezionamento del sistema. La terza interfaccia è infine di ispezione, di uso esclusivo dei data scientist che possono così ottenere valide spiegazioni sui risultati dei modelli e informazioni utili per comprendere le decisioni prese dagli algoritmi.

Non solo impatti sociali e scientifici: l’introduzione di Inclusively nella realtà della pubblica amministrazione apre a scenari economici e formativi nuovi, con la possibilità di definire, in accordo con i diversi uffici coinvolti, profili professionali multi e trans-disciplinari che potranno svolgere un ruolo essenziale e strategico nella società. Ne è sicura la professoressa Cerquitelli che aggiunge: “le competenze acquisite durante lo studio, la progettazione, il testing e l’uso di Inclusively potranno contribuire alla creazione di nuove figure professionali. Riteniamo infatti che sarà possibile progettare nuovi corsi accademici per programmi transdisciplinari di istruzione universitaria per formare la popolazione studentesca all’uso efficace della comunicazione inclusiva attraverso innovativi metodi di deep learning per l’elaborazione del linguaggio naturale”.

Al via dunque alla fase di testing dell’algoritmo, che nei prossimi mesi sarà soggetto ad una serie di prove orientate ad accertarne l’attendibilità di risultati, ma già si valuta la possibile estensione di Inclusively in altri contesti di applicazione. Tra le ambizioni dei ricercatori, anche la diffusione libera e gratuita del software sviluppato.

Trasparenza e libero accesso ai dati sono i tratti distintivi di quell’idea di intelligenza artificiale etica in cui credono fortemente gli autori del progetto. “Le persone accolgono e si fidano delle tecnologie di AI quando hanno informazioni sufficienti sulla fase di apprendimento, sviluppo e validazione – conclude Tania CerquitelliCondividere le regole e i presupposti alla base del funzionamento di un algoritmo o più in generale di una tecnologia permette a chi usufruisce del servizio di non subìre l’intelligenza artificiale, spesso temuta, ma piuttosto di conoscerla e comprenderla nelle sue dinamiche. Una maggiore consapevolezza e informazione sono alla base della fiducia nella tecnologia e del corretto uso che possiamo farne, soprattutto in campi che toccano temi delicati e allo stesso tempo pervasivi, come il linguaggio e i bias che esso può portare”.