Copertina - Chiara Calabretta
09/02/2024
Studenti@PoliTO

Le nuove frontiere della progettazione inclusiva

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Chiara Calabretta
Chiara Calabretta, neolaureata del Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città

Una tesi che si fa bandiera dell’innovazione e dell’inclusione sociale, quella di Chiara Calabretta, neolaureata del Corso di Laurea Magistrale in Architettura Costruzione Città.
Dal titolo “Autism-Friendly Design. Ambiente residenziale inclusivo per studenti universitari nello Spettro Autistico” la discussione della dottoressa Calabretta esplora e affronta una tematica precisa, dietro la quale si cela una profonda sensibilità e desiderio di fare del mondo uno spazio per tutti: quella dell’Autism-Friendly Design.

Con un’intervista, conosciamo meglio la Dottoressa ponendole qualche domanda sul suo progetto.

Di cosa si occupa esattamente l’Autism-Friendly Design e qual è il focus della sua tesi?

“L’Autism-Friendly Design è un particolare approccio alla progettazione (in questo caso architettonica) incentrato sul benessere e l’inclusione di soggetti autistici. – spiega Chiara Calabretta – Il focus della mia tesi riguarda la progettazione in chiave inclusiva e accessibile di un ambiente domestico condiviso, ovvero una residenza universitaria, la Residenza EDISU Olimpia, in cui persone autistiche e neurotipiche condividono i medesimi spazi." 

Concretamente, come possiamo immaginare questa residenza universitaria per studenti autistici?

“La Residenza Olimpia mi è sembrata il contesto ideale in cui proporre il mio progetto perché – a differenza di altre residenze universitarie torinesi – è immersa nella natura in una zona silenziosa e tranquilla e poco distante dai servizi di prima necessità. – spiega la dottoressa – Tutti gli accorgimenti adottati sono il frutto di interventi minimi che mirano a conformare gli spazi in risposta alle esigenze dei potenziali utenti autistici senza apportare modifiche radicali alla struttura. Tra gli interventi più interessanti: la predisposizione di diversi gradi di socialità nelle aree comuni (arredi scomponibili) e la possibilità di isolarsi in appositi spazi (escape space e separé fonoassorbenti); la variazione della pavimentazione e del colore delle parteti in base alle attività svolte in ciascun ambiente; la realizzazione di sedute nei corridoi per favorire la socializzazione."

Quale è stata la difficoltà maggiore incontrata durante la progettazione?

“Sicuramente, il tentativo di soddisfare contemporaneamente le esigenze di tutti i potenziali utenti della struttura. Lo Spettro Autistico, infatti, è molto ampio e ognuno presenta caratteristiche ed esigenze differenti, spesso contrastanti. Per questo motivo è impensabile soddisfare pienamente le esigenze di ciascuno, ma si può puntare alla flessibilità e alla personalizzazione dei vari ambienti a seconda delle necessità. Questo ragionamento è valido soprattutto nel caso della residenza universitaria, la cui utenza cambia periodicamente.”

Quali sono i fattori che l’hanno avvicinata a questo tema e le ragioni che l’hanno spinta a progettare questa struttura?

“Nel suo libro “Eccentrico”, lo scrittore autistico Fabrizio Acanfora racconta le sue difficoltà nell’adattarsi ad ambienti che non sono progettati per una mente autistica. Inoltre, essendo le diagnosi di autismo in continuo aumento, è necessario essere consapevoli delle modalità con cui le persone nello Spettro percepiscono l’ambiente circostante, al fine di rendere gli ambienti più inclusivi anche per soggetti con disabilità non sempre evidente dall’esterno.”

Ci può raccontare il percorso di ricerca che ha compiuto per la scrittura, la pianificazione, la realizzazione della tesi?

“Oltre allo studio della letteratura scientifica, – racconta Chiara – è stato fondamentale il confronto diretto con le persone autistiche, avvenuto tramite questionario, che mi ha permesso di comprendere quali fossero le loro esigenze in un ambiente domestico e quindi di progettare un ambiente che si adatti (il più possibile) alle varie richieste. Ovviamente, durante tutta la realizzazione della tesi, sono stati essenziali i suggerimenti e gli interessanti spunti di riflessione da parte dei miei relatori, la Professoressa Daniela Bosia e il Professor Lorenzo Savio del Dipartimento di Architettura e Design-DAD.”                      

Visto che è giovanissima, ha solo 25 anni, e molta intraprendenza, l’ultima domanda ha a che fare col futuro: quali sono le sfide che Torino deve affrontare per diventare sempre più, dal punto di vista architettonico, inclusiva, sostenibile, innovativa?

“In generale, credo che bisognerebbe adottare delle strategie per rendere tutti i luoghi accessibili a tutti, anche a coloro con disabilità non evidenti dall’esterno (come accade anche per l’autismo), così come sta avvenendo per l’abbattimento delle barriere architettoniche fisiche. Inoltre, è bene ricordare che nel momento in cui si interviene sull’ambiente adottando accorgimenti ad hoc per l’autismo si agisce indirettamente anche sul miglioramento della condizione di benessere delle persone non autistiche che usufruiscono degli stessi spazi.”