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21/03/2024
In Ateneo

Le donne vengono pagate meno degli uomini: perché?

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Ad aprire l'importante evento gli interventi di Tania Cerquitelli, Presidente del CUG del Politecnico, Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico, Paola Cassoni, Delegata del Rettore per l’inclusione, le pari opportunità e le politiche di genere dell’Università degli Studi di Torino, Vincenzo Tedesco, Direttore Generale del Politecnico e Andrea Silvestri, Direttore Generale dell’Università degli Studi di Torino

(Im)pari opportunità? Il fenomeno del Gender Pay Gap” è la conferenza – promossa da Comitato Unico di Garanzia (CUG) del Politecnico e dell’Università di Torino, il CIRSDe e GReG in occasione delle Giornata Internazionale dei Diritti delle Donne – che il 19 marzo ha analizzato da più punti di vista un fenomeno di giustizia sociale, quello della disparità salariale tra donne e uomini. 

In apertura, Tania Cerquitelli, Presidente del Comitato Unico di Garanzia del Politecnico ha introdotto l’evento, che si è posto l’obiettivo di analizzare e comprendere il complesso fenomeno del gender pay gap – la differenza nella retribuzione tra uomini e donne, a parità di ruolo e di mansione. “Il fenomeno del gender pay gap – ricorda la presidente del CUG – non solo mina l’uguaglianza di genere, ma impedisce anche lo sviluppo socioeconomico equo e sostenibile del nostro Paese: è necessario pertanto indagarlo con sguardo critico, allo scopo di creare consapevolezza e contribuire a promuovere il benessere individuale e organizzativo nei contesti lavorativi anche in relazione alle politiche di genere”.
L’evento risponde a un’azione specifica definita nel Gender Equality Action Plan (GEAP) del Politecnico, al fine di avviare un dibattito esteso di tipo multidisciplinare con attori diversi del territorio per comprenderne la complessità e condividere best practices e politiche di genere che possono essere messe in atto per diversi contesti lavorativi sia pubblici sia privati.

Stefano Corgnati, Rettore del Politecnico, ha sostenuto che “siamo un Ateneo che si fonda sull’equità: su questo cardine costruiamo la nostra comunità”; erano presenti anche Paola Cassoni, Delegata del Rettore per l’inclusione, le pari opportunità e le politiche di genere dell’Università degli Studi di Torino; Vincenzo Tedesco, Direttore Generale del Politecnico di Torino e Andrea Silvestri, Direttore Generale dell’Università degli Studi di Torino. Sono intervenute in seguito Mia Caielli, Presidente del Comitato Unico di Garanzia dell’Università degli Studi di Torino; Alessandra Colombelli, Coordinatrice di GReG del Politecnico di Torino e Norma de Piccoli, Presidente del CIRSDe dell’Università degli Studi di Torino.

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Filandri e di Tommaso
Gli interventi scientifici presentati dalle professoresse dell'Università di Torino: Marianna Filandri (Dipartimento di Culture, Politica e Società) e Maria Laura di Tommaso (Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis”)

La prima parte della giornata è stata dedicata a due interventi scientifici.
Il primo, a carattere sociologico, è stato presentato da Marianna Filandri, professoressa associata presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino, e ha offerto una riflessione sulle discriminazioni di genere nel mercato del lavoro. Partendo dal basso tasso di occupazione femminile, sono state evidenziate dall’analisi delle condizioni di lavoro di chi è attualmente occupata. In Italia, infatti, le donne hanno maggiore probabilità non solo di essere disoccupate, ma quando occupate di esserlo con condizioni pessime. Spesso hanno contratti a termine (quasi una su cinque) bassi salari (poco meno di una su dieci), sono frequentemente in una condizione di part-time involontario (quasi due su tre), e hanno molte meno chances di ricoprire posizioni apicali. La causa non può essere ricondotta al fatto che donne abbiano minore preparazione e competenze: molti studi mostrano che le donne a parità di anzianità e produttività hanno meno chance di fare carriera e vengono pagate meno degli uomini.


Per favorire l’occupazione femminile andrebbe allora aumentata la domanda di lavoro, contrastando i trattamenti iniqui e garantendo occupazioni ben retribuite e stabili ma, parallelamente, bisognerebbe investire nei servizi di cura.  Infine, l’intervento ha mostrato che rendere conveniente il lavoro per le donne – aumentando il tasso di occupazione – convenga a tutti e non solo per ragioni di equità. L’occupazione femminile contribuisce alla crescita e allo sviluppo sia direttamente incrementando il PIL sia indirettamente facendo crescere la domanda di beni e servizi, come ad esempio cibi pronti, lavori domestici e di cura. Si creerebbe così una domanda che porterebbe a un ulteriore aumento dell’occupazione, in particolare in settori già altamente femminilizzati.

Maria Laura di Tommaso, professoressa ordinaria di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” dell’Università degli Studi di Torino, ha tenuto il secondo intervento, a carattere economico dal titolo “Gender Pay Gap: discriminazione o scelte?”
Il differenziale salariale di genere non è spiegato da differenze nelle caratteristiche individuali come ad esempio l’istruzione, il settore lavorativo, le precedenti esperienze lavorative, il part time, il grado, l’età e la regione di appartenenza. Le sue cause dipendono da discriminazioni che avvengono sia prima di entrare nel mercato del lavoro (nelle famiglie, a scuola, in università) che nel mercato del lavoro. Per ridurlo sarebbe importante dare priorità a misure quali l’introduzione della trasparenza retributiva all’interno di ciascuna azienda, l’allungamento significativo dei permessi di paternità riservati ai padri e non trasferibili alle madri; favorire la partecipazione degli uomini in settori lavorativi tradizionalmente femminili (ad esempio l’istruzione, la sanità, i lavori di cura di bambini e anziani, l’amministrazione).

Sarebbe importante investire risorse nella formazione sulla violenza di genere nei luoghi di lavoro, che risulta essere un'ulteriore causa del gender pay gap perché le donne vittime di comportamenti sessisti e discriminatori sono meno produttive, più assenti dal lavoro e in generale hanno minore benessere lavorativo e minore soddisfazione sul lavoro.

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Violenza economica
Il fenomeno della violenza economica spiegato da Nicoletta Parvis, Consigliera di Fiducia del Politecnico

Nella seconda parte dell’evento, Tatiana Mazali, professoressa associata presso il Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio-DIST del Politecnico, ha moderato un dibattito sulle politiche di genere che ha visto coinvolte figure apicali di importanti imprese: Maria Teresa Sangineti, Global IT HUB Manager & Sr HR Business Partner Nestlè Global Service Italy; Tommaso Rossini, Total Rewards Manager Gruppo Nestlè e Brigitte Sardo, Chief Executive Officer Sargomma s.r.l. SB.

Attraverso le best practices illustrate dalle due imprese, si è osservata da vicino la complessità del fenomeno, tra successi e sfide che una visione d’impresa basata sulle pari opportunità e il contrasto alle discriminazioni di genere implica.

In conclusione, Nicoletta Parvis, Consigliera di Fiducia del Politecnico, ha illustrato il fenomeno della violenza economica – codificata anche dalla Convenzione di Istanbul – che si manifesta con particolare frequenza nell’ambito delle relazioni affettive sotto forma di controllo, sfruttamento o sabotaggio, andando a colpire prevalentemente donne tra i 40 ed i 60 anni e che consiste in una serie di comportamenti volti ad impedire che la partner sia o possa diventare economicamente indipendente, per poter esercitare sulla stessa un controllo tanto subdolo quanto estremamente incisivo, fino ad impedirne la libertà di autodeterminazione. L’avvocata Parvis ha ricordato come l’educazione finanziaria delle donne – che tuttora rinunciano in percentuale significativa alla gestione attiva del patrimonio familiare e talora anche di quello personale – sia il presupposto per ottenere e mantenere l’autonomia finanziaria e dunque la possibilità di non restare prigioniere di relazioni tossicheFederica Riccò, Consigliera di Fiducia dell’Università di Torino, ha concluso con alcune riflessioni sugli aspetti salienti emersi durante l’evento.