
Il saluto del Politecnico all’ex-Rettore Rodolfo Zich
“Il professor Zich ci ha consegnato il Politecnico per come lo conosciamo oggi: ha intrapreso il suo mandato in una città ormai orfana della Fiat, che iniziava a risentire della crisi e a interrogarsi sul suo futuro. Il nostro ateneo con lui è diventato un attore fondamentale della città e si è aperto al mondo. Noi abbiamo raccolto la sua visione, e il suo lascito non ci abbandonerà”. Così il Rettore Guido Saracco ha salutato il professor Rodolfo Zich in un momento di ricordo e raccoglimento nel cortile d’onore del Politecnico, nel corso del quale la comunità politecnica si è stretta attorno al suo ex-Rettore e alla sua famiglia.
Rettore del nostro Ateneo dal 1987 al 2001, Docente ordinario e poi professore emerito di Campi Elettromagnetici, il nome di Rodolfo Zich è ancora oggi associato alla sua eccezionale visione strategica. Un uomo, prima che un accademico, proiettato sempre e comunque verso un futuro impossibile ai più anche solo da immaginare. Lo confermano tutti coloro che ancora oggi considerano un privilegio aver condiviso una parte del loro percorso professionale o accademico al suo fianco.
Lo dichiara Marco Mezzalama, Presidente Fondazione LINKS e Emeritus Professor of Computer Engineering, che ricorda la sua capacità strategica nel considerare il Politecnico come fulcro di una grande innovazione tecnologica, culturale e sociale che ha permeato e permea tuttora lo sviluppo della Città e lo annovera tra i padri di quella trasformazione di Torino che ha consentito alla città di mutare il suo profilo. Da città meramente industriale a città di innovazione, di start up, di cultura e turismo: “Per tutti quelli che hanno collaborato con lui è stato un maestro, ma allo stesso tempo aveva anche la capacità di imparare dai suoi collaboratori. La capacità di ascolto è stata uno degli elementi caratterizzanti del suo carattere”, aggiunge il professor Mezzalama nel corso della commemorazione, alla quale ha preso parte anche il Sindaco di Torino e docente dell’Ateneo Stefano Lorusso.
Durante il suo lunghissimo mandato, reso possibile dal cambiamento di legislazione introdotto dalla legge 168 del 1989 che istituiva il Ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica, si è concretizzato il progetto della Cittadella Politecnica, che ha visto la tenacia di Rodolfo Zich opporsi agli interessi speculativi che volevano appropriarsi dell’area in dismissione delle Grandi Officine Ferroviarie adiacenti alla sede di Corso Duca degli Abruzzi per un’operazione immobiliare di edilizia residenziale. Questa ipotesi avrebbe comportato il trasferimento in blocco del Politecnico nella zona Dora di Torino Nord, causando un lunghissimo periodo transitorio di paralisi.
Grazie alla sua tenacia, ad un incessante lavoro sull’opinione pubblica, sulle parti sociali coinvolte e sulle istituzioni, il progetto venne abbandonato e il Politecnico poté dare il via alla realizzazione del progetto allora detto del “Raddoppio” riuscendo ad ottenere i finanziamenti dal FIO – Fondo Investimenti e Occupazione, come ricorda la allora coordinatrice della Commissione Edilizia, la professoressa Pina Novello.
L’idea assolutamente innovativa e moderna alla base della “Cittadella Politecnica” era di creare un luogo fisico in cui potessero convivere le attività dipartimentali, l’innovazione, la ricerca applicata e il trasferimento tecnologico. E che fosse al tempo stesso un vero e proprio campus, in cui gli studenti potessero vivere, oltre che imparare. Da questo progetto hanno preso vita realtà assolutamente innovative per l’epoca in cui furono concepite come I3P -l’Incubatore Imprese Innovative, fondato nel 1999 – oggi riconosciuto come il migliore incubatore al mondo; nel 2001 vengono invece fondati l’Istituto Superiore Mario Boella (oggi Fondazione Links), per connettere le attività di trasferimento tecnologico a realtà produttive locali, e la Fondazione Torino Wireless (oggi Piemonte Innova), per lo sviluppo delle tecnologie digitali come motore dell’innovazione d’impresa.
Ma la lungimiranza di questo grande rettore non si è limitata ad azioni tutto sommato affini ad un ingegnere. Ricorda il professore emerito Carlo Olmo, per molti anni vicerettore alla cultura al fianco di Zich: “Ha preso in mano un Ateneo eguale a se stesso da decenni e in pochi anni ha introdotto i diplomi di Laurea, la teledidattica con il consorzio NET.T.UNO, la prima università telematica italiana, l’istituto di Studi Superiori di Scienze Umane ISSU, la tanto discussa formula del 3+2 (laurea Triennale e Laurea Magistrale) e ha riavvicinato le due anime dell’Ateneo - Architettura e Ingegneria - da sempre divergenti”.
Indiscusso il suo ruolo nel rilancio dell’innovazione digitale a Torino, che gli è valsa la nomina di Presidente dell’Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico (AICA), così come l’intuizione dell’importanza di affiancare alla formazione tecnica una formazione di tipo umanistico e sociale, intuizione che ancora attuale, che si è concretizzata in numerose iniziative didattiche e di Terza Missione oggi.
Al termine del suo mandato ha ripreso la sua attività didattica, ricoprendo parallelamente incarichi prestigiosi quali Presidente del Centro di Ricerca CSELT Telecom, Presidente del Consorzio NET.T.UNO, ora Università Telematica Internazionale UniNettuno e Vice Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Intesa San Paolo.
“Rodolfo ha inciso moltissimo su quello che oggi siamo come Politecnico. Ci ha lasciato la sua modalità di lavorare con impegno in una istituzione pubblica che ha una grande responsabilità, quella di formare i giovani. E ci ha lasciato l’idea di una città che deve avere come elemento centrale le nuove generazioni, il rapporto con l’impresa, il dialogo” – ha concluso il professor Francesco Profumo, intervenuto alla commemorazione – “È stato il rettore della modernità, capace di disegnare il futuro. Il Politecnico e la città di Torino oggi non sarebbero quello che sono senza di lui ed è questo il suo lascito”.