Foto di mani di un bambino che gioca con mattoncini colorati
09/05/2023
In Ateneo

Il progetto Matabì per una didattica innovativa e inclusiva

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John Elkann parla dal palco alla presentazione del progetto

È stato presentato oggi a Napoli il progetto di didattica innovativa Matabì, promosso da Exor, realizzato da Fondazione Agnelli in collaborazione con il Politecnico, e con il supporto di The LEGO Foundation.

Matabì è volto a migliorare l’apprendimento della matematica e ridurre i divari di genere, lavorando fin dalla scuola primaria, attraverso lo sviluppo delle abilità visuo-spaziali, che sono presupposti fondamentali per comprendere concetti e relazioni matematiche in modo più diretto, con una metodologia che va dal concreto all’astratto. La forte componente di gioco della proposta rende l’apprendimento più cooperativo e attraente, così da cercare di alleviare la preoccupazione – se non talvolta l’ansia – degli allievi e soprattutto delle allieve alle prese con la matematica.

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Progetto Matabì

Alla presentazione ufficiale presso la scuola “Giuseppe Quarati” erano presenti John Elkann, CEO di Exor e presidente della Fondazione Agnelli, e Anita Tabacco, docente ordinario al Dipartimento di Scienze Matematiche "G. L. Lagrange"- DISMA del Politecnico, che ha spiegato i fondamenti pedagogici del progetto e la proposta didattica. La dirigente scolastica Marina Esposito ha presentato la realtà della propria scuola, mentre, sotto la guida di Maria Giulia Ballatore, dottoranda e assegnista di ricerca del Politecnico, una classe che partecipa al progetto dava una dimostrazione pratica delle attività proposte.

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Anita Tabacco presenta il progetto mostrando una costruzione di mattoncini colorati

Gli obiettivi di Matabì sono accelerare la crescita di una cultura STEM, aperta all’innovazione e allo sviluppo sostenibile, oggi in Italia non all’altezza degli altri Paesi avanzati, intervenendo fin dai primi di anni scuola, nel momento stesso in cui nascono le criticità; rendere più stimolante ed efficace per tutti (femmine e maschi) l’apprendimento della matematica; sostenere l’accesso del maggior numero possibile di ragazze ai livelli superiori dell’istruzione scientifica; promuoverne la presenza nelle comunità scientifiche e tecnologiche, dando loro opportunità di essere protagoniste in professioni che disegnano il futuro, di prestigio e ben retribuite, ed insieme risorse fondamentali per la crescita del Paese.

In 88 classi di diverse città italiane, tra cui 30 nell’area metropolitana di Napoli e 9 nella scuola dove si è svolta la presentazione, allievi e insegnanti stanno oggi sperimentando il progetto. Se la valutazione d’impatto, affidata a CRENoS Università di Cagliari, confermerà le iniziali impressioni positive sull’efficacia del progetto per gli apprendimenti di matematica, nei prossimi anni l’obiettivo della Fondazione sarà diffondere Matabì nel maggior numero possibile di scuole del Paese.

“Ma crediamo davvero che le ragazze non amino le materie scientifiche? – si è chiesta la professoressa Anita TabaccoSappiamo che il divario di genere nasce già nei primi anni di vita, in età prescolare.  Dobbiamo lavorare per cambiare già allora l’atteggiamento, spesso inconscio, di genitori ed educatori, in generale degli adulti, quando si riferiscono a bambine e bambini. Perché infine il divario di genere non è un problema solo per le donne, ma per l’intera società italiana. Tanto più che siamo un Paese non proprio giovane, dunque, ancora meno possiamo permetterci di sprecare risorse”.

“Imparare la matematica fin da piccoli è possibile ed è anche divertente – ha commentato John Elkann - Il progetto Matabì che lanciamo oggi si rivolge a tutte le ragazze e i ragazzi italiani per aiutarli a prendere familiarità con questa materia, avvicinandoli a un linguaggio che è alla base di tutto quello che ci circonda. Iniziamo dalla scuola elementare, proponendo a insegnanti e classi un progetto originale e coinvolgente, che dopo una prima sperimentazione verrà esteso a tutta l’Italia. C’è tanto talento e tanta curiosità nei nostri studenti e soprattutto delle nostre studentesse, anche per le materie scientifiche: con Matabì possiamo alimentarli un passo alla volta, anzi un mattoncino colorato dopo l’altro, usando il linguaggio semplice e universale del gioco”.

 

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