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18/07/2024
Ricerca e innovazione

Gli ambienti intelligenti al servizio delle persone con disturbi del linguaggio

L’ambiente intelligente è stato il tema al centro della Conferenza Internazionale “Intelligent Environments”, appuntamento di rilievo per la ricerca d’avanguardia sugli spazi fisici equipaggiati da sensori e dispositivi intelligenti. Spazi costruiti con l’obiettivo di assistere l’individuo in tutte le sue funzioni, di accompagnarlo nelle diverse attività – dalla gestione degli impegni alla cura della casa, dallo studio al lavoro – che scandiscono la sua giornata.

Numerose sono state le ricerche presentate nelle ultime edizioni della Conferenza IE: soltanto una è risultata vincitrice del premio “Most Influential Paper Award”, assegnato nel corso dell’edizione di quest’anno – dal 17 al 20 giugno a Lubiana – all’articolo scientifico che secondo gli esperti ha influenzato maggiormente gli studi di settore nell’arco degli ultimi cinque anni. "'Hey Siri, do you understand me?': Virtual Assistants and Dysarthria" è il titolo dell’articolo selezionato, presentato nel 2018 dai docenti del Dipartimento di Automatica e Informatica-DAUIN del Politecnico Fulvio Corno e Luigi De Russis e dal dottor Fabio Ballati.

La ricerca condotta in Ateneo si concentra sull’interazione tra gli agenti conversazionali più diffusi – programmi software con intelligenza artificiale che interpretano e rispondono alle dichiarazioni fatte dagli utenti in linguaggio naturale – e gli individui, nello specifico quelli con disturbi del linguaggio come la disartria. Gli agenti conversazionali comprendono correttamente le frasi pronunciate dalle persone con disartria? La loro difficoltà ad articolare le parole, causata dalla parziale incapacità di controllare e coordinare i muscoli utilizzati per parlare, influenza negativamente le risposte degli agenti conversazionali?

Le domande che si pongono i ricercatori sollevano criticità sull’uso, ormai capillarmente diffuso nella nostra società, di questa tipologia di assistenti virtuali. Contrasta con l’idea, largamente condivisa, che considera l’impatto di questa tecnologia positiva per estendere l’accesso ai dispositivi più comuni – gli smartphone nello specifico – agli utenti con disabilità. Diverso appare tuttavia il caso delle persone disartriche o con altri disturbi del linguaggio, che potrebbero non essere in grado di utilizzare questi assistenti virtuali con effettivo beneficio. Gli autori dell’articolo ragionano infatti sulla misura in cui le persone con disartria indotta dalla SLA possono essere comprese e ottenere risposte coerenti da tre assistenti basati su smartphone molto diffusi: Siri, Google Assistant e Cortana. Si concentrano in particolare sul riconoscimento del parlato disartrico italiano, per studiare il comportamento degli assistenti virtuali con gli utenti affetti da disartria per i quali non sono disponibili, al momento, studi rilevanti.

La ricerca – confluita successivamente nel full paper “Assessing Virtual Assistant Capabilities with Italian Dysarthric Speech” presentato alla conferenza ACM ASSETS 2018 – è proseguita con la raccolta di campioni di parlato di persone con disartria in un centro dedicato dell'ospedale Molinette di Torino: partendo dai campioni, sono state analizzate e discusse le differenze tra le tre tipologie di assistenti conversazionali considerati, in termini di riconoscimento vocale e coerenza delle risposte. I risultati hanno quindi evidenziato prestazioni diverse tra gli assistenti virtuali. Per quanto riguarda il riconoscimento vocale, l'assistente di Google è risultato il più promettente, con circa il 25% di errori di parola per frase; la coerenza nelle risposte, invece, ha visto Siri e Google Assistant fornire risposte coerenti circa il 60% delle volte.

Lo studio del Politecnico apre così la strada ad un filone di studi nuovo, tracciando il percorso agli sviluppi futuri di un’analisi che pone al centro l’utente nel suo rapporto con il linguaggio. Per non lasciare indietro nessuno. Per costruire spazi intelligenti che siano davvero per tutti.