Fotografia di un ponte autostradale tra colline coperte di vegetazione
28/03/2024
Ricerca e innovazione

Decarbonizzazione e grandi opere, l’esempio del lavoro tra Webuild e Politecnico

Le esigenze di ricerca dell’azienda soddisfatte dalla disponibilità del Politecnico di fare ricerca al servizio delle imprese. È questo il messaggio che arriva dalla collaborazione tra il gruppo Tecnologia e Ambiente del Dipartimento di Architettura e Design-DAD e Webuild, uno dei maggiori global player nella realizzazione di grandi opere ed infrastrutture complesse per la mobilità sostenibile, l’energia idroelettrica, l’acqua, i green buildings, attivo in oltre 50 Paesi. Il lavoro, che in pochi anni è stato sviluppato, è un esempio dei traguardi che si possono raggiungere quando impresa e ricerca condividono obiettivi comuni.

“Tutto è iniziato all’epoca delle restrizioni dovute al Covid durante un Webinar che trattava i temi relativi alle emissioni correlate alle costruzioni”, dice Margherita Santamicone, Senior Manager Environment per Webuild, che segue le tematiche ambientali per tutto il gruppo nell’ambito della direzione Safety, Environment and Quality. “In particolare – spiega - la nostra direzione si occupa di Qualità, Ambiente e Sicurezza a tutto tondo. Lavoriamo come se fossimo una azienda di consulenza a disposizione di tutte le aziende del gruppo e di tutti i dipartimenti corporate, nonché di tutte le commesse per fornire linee guida e supporto operativo”. Tra i traguardi del gruppo di lavoro di Webuild, anche quello di fornire supporto per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, validati da un ente terzo, per i quali il gruppo ha assunto chiari impegni pubblici. Precisa, in merito: “in altri termini lavoriamo per ridurre le emissioni connesse ai nostri processi produttivi e alle opere che realizziamo. Dobbiamo partire dalla considerazione che ogni materiale e ogni processo hanno un costo, sia economico che emissivo, che deve essere ridotto senza però perdere in performance, efficacia ed efficienza. Per raggiungere questo scopo occorre avere tutti i dati organicamente raccolti sulle emissioni correlate ai materiali usati e ai processi costruttivi implementati, non solo in forma aggregata per il gruppo ma anche in modo discretizzato per commessa e per tipologia di materiale/ lavorazione”.

Sono questi i temi che Webuild deve affrontare e che Roberto Giordano, professore ordinario di Tecnologia dell’architettura al Politecnico, affronta con il suo gruppo di ricerca da diversi anni. “Il lavoro del nostro team – spiega Giordano - ha iniziato prendere in considerazione il tema della valutazione d’impatto ambientale negli anni Settanta, attraverso la sperimentazione delle prime tecnologie termo-edilizie in architettura. Siamo partiti dagli obiettivi di risparmio energetico per arrivare, oggi, a studiare gli impatti generali sull’ambiente e, quindi, come contribuire alla decarbonizzazione”. In particolare, negli ultimi 10 anni all’interno del DAD sono stati sviluppati metodi e strumenti che valutano l’impatto dei prodotti e dei processi di costruzione. “Il primo contatto con Webuild – racconta Giordano – è avvenuto dopo un webinar organizzato dal Green Building Council Italia, in cui DAD ha presentato alcuni risultati di uno studio simile a quello che poi è stato sviluppato con l’azienda, relativo alla carbon footprint”.

Dall’unione dell’esigenza di Webuild con le capacità di ricerca del Politecnico è nato il progetto AMICO, acronimo di Account Method for Infrastructure embodied CarbOn. “Si è trattato – spiega Giordano – di un programma di ricerca complesso, che nell’arco di due anni ha messo a punto una metodologia per la contabilizzazione delle emissioni di anidride carbonica equivalente delle opere che Webuild realizza. Questo risultato è stato reso possibile da particolari algoritmi che tengono conto delle condizioni reali di realizzazione dell’opera”. Due gli strumenti messi a punto. Da un lato, AMICO Excel un modello di calcolo che elabora i dati relativi all’impatto ambientale dei materiali che Webuild acquisisce dai propri fornitori, trasporta in cantiere e pone in opera. Dall’altro, AMICO BIM un codice specifico per l'ambiente Building Information Modeling (BIM) utile a determinare la carbon footprint delle opere in corso di progettazione e di realizzazione (tale attività è stata possibile con l’aiuto de colleghi del gruppo di rappresentazione digitale che fa capo a Massimiliano Lo Turco, docente del DAD)”. Giordano ancora precisa: “Oggi abbiamo raggiunto un primo traguardo, ma ci sono ampi margini di approfondimento e studio”.

Margherita Santamicone aggiunge: “La collaborazione con il Politecnico è stata importante non solo per i risultati raggiunti, ma anche perché ci ha aiutato strutturare gli obiettivi di ricerca e il metodo più efficace per raggiungerli. Un metodo che non abbiamo acquistato preconfezionato e poi adattato, ma costruito passo dopo passo sulle nostre esigenze, con un percorso in cui i ricercatori del Politecnico sono stati nostri reali compagni di lavoro. Questo è stato fondamentale e può valere per ogni realtà aziendale”.